Monti Invisibili
Castel d’Asso
Quota 360 m
Data 30 marzo 2025
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 314 m
Distanza 28,21 km
Tempo totale 7:27 h
Tempo di marcia 6:40 h
Cartografia Il Lupo Lago di Vico e Monti Cimini
Descrizione Dalla stazione ferroviaria di Viterbo Porta Romana della linea ferroviaria FL3 (351 m) con attraversamento della cittadina (+30 min.), l’edicola dei Santi Valentino e Ilario (271 m, +45 min.), Ponte Camillario (258 m, +5 min.), Castel d’Asso (191 m, +1,47 h) e la Necropoli etrusca di Castel d’Asso (173 m, +16 min.) con visita del sito (+38 min.). Ritorno per una combinazione di carrarecce e asfaltate per i Casali bassi di Procoio (200 m), la tagliata etrusca della Strada Signorino fino alla stazione di Viterbo Porta Romana (+2,39 h). Piacevole ma lunga escursione in ambiente fiorito, bucolico e campestre. Avvistati una volpe e numerosi falchi.
035 Strada Signorino
034 Strada Signorino
033 Strada Signorino
032 Casali bassi del Procoio
031 Casali bassi del Procoio
030 Casali bassi del Procoio
029 Casali bassi del Procoio
028 Casali bassi del Procoio
027 Casali bassi del Procoio
026 Castel d'Asso
025 Castel d'Asso tomba Orioli
024 Castel d'Asso
023 Castel d'Asso
022 Castel d'Asso
021 Castel d'Asso
020 Castel d'Asso
019 Valle del Procoio
017 Castel d'Asso
016 Castel d'Asso
015 Castel d'Asso
014 Castel d'Asso
013 Castel d'Asso
012 Castel d'Asso
011 Castel d'Asso
010 Valle del Freddano
009 Valle del Freddano
008 Ponte Camillario
007 Edicola Santissimi Ilario e Valentino
006 Strada Santissimi Ilario e Valentino
004 Viterbo Palazzo dei Papi
003 Viterbo Duomo di San Lorenzo
002 Viterbo Piazza del Plebiscito
001 Viterbo Piazza del Plebiscito
000 Castel d'Asso altimetria
Castel d’Asso, 30 marzo 2025. Quando nella prima metà dell’800 l’esploratore e diplomatico britannico George Dennis capitò a Castel d’Asso (scoperta appena nel 1817), ebbe a dire: “la grandiosità di queste tombe è molto simile alla monumentalità delle tombe rupestri egizie”. Un elogio ben meritato per un territorio – l’Etruria – che conserva effettivamente un contenuto e una densità di tesori (molti ancora segreti e nascosti) con pochi eguali in Europa e in Italia.
E il lungo costone tufaceo di Castel d’Asso, traforato di tombe e di fregi, alto su una grande valle solitaria, è sicuramente un luogo dove perdersi a meditare, fra i sentori della storia e le sconfinate vedute della Maremma laziale.
Ma al mio sentire, ormai, il valore di un luogo è direttamente proporzionale alle modalità con le quali posso raggiungerlo. Guidare due ore per parcheggiare su un piazzale polveroso e ficcarsi senza por tempo in mezzo in questo mondo etrusco, non è in alcun modo paragonabile col fascino di un lungo cammino che nella fatica della progressione permetta di entrare docilmente nello stato d’animo necessario.
Allora, treno per Viterbo e poi il piacevole attraversamento del medievale centro per uscire sulle orme della Via Francigena. Sotto un cielo blu di nembi fioccosi incrociamo per strade secondarie, scavate nel tufo alla maniera etrusca.
Campi fioriti pettinati dal vento ci introducono negli spazi silenti della Maremma laziale e siamo al luogo del martirio dei Santi Valentino e Ilario, patroni protettori di Viterbo. Pochi passi nelle fratte per il vicino Ponte Camillario, antico cavalcone romano con il quale la Cassia superava il Fosso Urcionio e ora in stato di totale abbandono.
Il preventivato passaggio dell’Urcionio appare qui impossibile e per uliveti e stradicciole allunghiamo ulteriormente il cammino, che si svolge però sempre di buona lena su strade campestri. Le tracce s’immergono ora in coltivi e incolti che fendiamo nell’erba alta, fiduciosi comunque della direzione. Incrociamo numerosi casali, per la maggior parte diruti ma tutti con la medesima struttura di una più alta torre addossata a un tozzo corpo di fabbrica.
Un unico breve passaggio intricato e dal fondo dell’ampia valle – alla confluenza del Fosso del Procoio nel Torrente Freddano e antico transito da Viterbo verso Tuscania e il porto di Tarquinia – appaiono infine la torre e la necropoli di Castel d’Asso, forse l'antica Axia, dal cui nome potrebbe derivare il toponimo Lazio.
Ancora dalle parole di George Dennis: “Posso ben capire lo sbalorditivo effetto che una tale visione riesce a produrre su di un animo sensibile… La solitudine, l’isolamento e la profonda immobilità della scena, l’assenza di qualsiasi abitazione, nient’altro che un diruto e pittoresco castello sul precipizio opposto, e la buia incombente mole del Cimino che guarda già nella valle, concorrono a rendere questa necropoli più imponente di qualsiasi altra che si trovi nelle immediate vicinanze di centri abitati”.
Una volpe ci scruta mentre saliamo al medievale maniero; poco più di una torre mozza, resa però originale dalla moderna copertura cuspidale. Una robusta scala in ferro permette di raggiungerne la sommità, ma gran parte dei gradini sono crollati e saliamo non senza impressione su traverse metalliche con vista sul vuoto, per raggiungere infine quella ben più rallegrante su questa sconfinata Maremma laziale, oltre la quale s’innalzano le vulcaniche alture dei Cimini e le sinuose forme dei Monti della Tolfa.
Un desco assolato e raggiungiamo il lungo costone della necropoli, dalla quale manco da una cinquantina d’anni. Sfiliamo lungo questo mondo antico nel quale si susseguono tombe a dado ed eleganti facciate con fregi, iscrizioni e finte porte, simbolo dell’aldilà, distribuite su due o anche tre ordini sovrapposti.
Entriamo nell’oscurità dell’immensa Tomba Orioli (dal nome dell’archeologo viterbese Francesco Orioli, scopritore anche dell’ancora più imponente necropoli di Norchia) con oltre sessanta sepolcri. Percorriamo il lungo dromos della Tomba Grande.
Lungo la Valle del Procoio intraprendiamo il cammino del ritorno, durante il quale ci perdiamo nella visita di una di queste abbandonate case torre e attraversiamo quindi la sempre suggestiva e cupa tagliata della Via Signorino.
Dopo quasi trenta chilometri di cammino una Viterbo assolata e preda di turisti accoglie finalmente le nostre esauste gambe. Con il caldo della giornata ci starebbe bene una birra, ma nel giorno festivo tutte le taverne sono serrate.