Monti Invisibili
Grotta di Battilocco
Quota 375 m
Data 5 marzo 2022
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 348 m
Distanza 27,97 km
Tempo totale 7:42 h
Tempo di marcia 6:55 h
Cartografia Il Lupo Monti della Tolfa
Descrizione Dalla stazione di Manziana della linea ferroviaria FL3 (338 m) per la Macchia di Manziana (+20 min.), la Grotta di Prato Camillo (339 m, +12 min.), il Casale della Porcareccia (335 m, +12 min.) e l’adiacente Ipogeo di Santa Pupa (340 m) con visita della grotta (+15 min.), il Fontanile di Mezza Macchia (346 m, +13 min.), la Mola di Manziana (212 m, +40 min.), i ruderi di Casale Santioro (261 m, +36 min.), la confluenza fra il Fosso della Mola e il Fosso del Lenta (182 m, +25 min.), la Grotta di Battilocco (228 m, +39 min.), il Casale delle Pietrische (254 m, +26 min.) con visita del sito (+15 min.), la Caldara di Manziana (256 m, +40 min.) con visita del sito (+22 min.) e la stazione di Manziana (+1,40 h). Lunga e faticosa escursione con molteplici motivi d’interesse. Avvistati due nibbi, una volpe morta e tre crani di cinghiale.
059 Stazione di Manziana
058 Fontanile Testa di Bovo
057 Macchia di Manziana
055 Caldara di Manziana
054 Caldara di Manziana
052 Caldara di Manziana
050 Caldara di Manziana
049 Vasche vinarie
047 Casale delle Pietrische
045 Grotta di Battilocco
044 Grotta di Battilocco
043 Grotta di Battilocco
042 Grotta di Battilocco
040 Verso Grotta di Battilocco
037 Confluenza Lenta-Mola
034 Fosso del Lenta
033 Volpe morta
032 Cranio di cinghiale
031 Mandibola di cinghiale
030 Casale Santioro
028 Nibbio
027 Fiat 600
026 Traliccio
025 Mola di Manziana
024 Mola di Manziana
023 Cesoie
021 Macchia di Manziana
019 Macchia di Manziana
016 Ipogeo di Santa Pupa
015 Ipogeo di Santa Pupa
014 Ipogeo di Santa Pupa
013 Ipogeo di Santa Pupa
011 Ipogeo di Santa Pupa
009 Ipogeo di Santa Pupa
008 Casale della Porcareccia
007 Grotta di Prato Camillo
005 Grotta di Prato Camillo
003 Macchia di Manziana bookcrossing
002 Manziana
001 Roma Stazione Appiano
Grotta di Battilocco, 5 marzo 2022. Se osserviamo una goccia d’acqua ne percepiamo la trasparenza, forse qualche riflesso, ma nulla di più. Se però poniamo quella stessa goccia sotto un microscopio, subito ci si rivela tutto un mondo di particelle e di microorganismi: una ricchezza di forme e di colori che era difficile immaginare.
Ecco, camminare mi sembra una sorta di microscopio sul mondo, un atto capace di disvelare una ricchezza che altrimenti passerebbe inosservata. Come un radar non può vedere oggetti più piccoli della propria lunghezza d’onda, così gli usuali e rapidi mezzi di trasporto non ci permettono di comprendere i particolari del territorio. La lunghezza d’onda del passo, invece, si accorda con le dimensioni della vita e ci permette di coglierne i particolari, anche i più minuti.
Così è stato oggi, in un ambiente a uno sguardo distratto uniforme e boscoso che invece, nella rigenerante fatica del cammino, ha donato una gran messe di tesori, per tacer del rinfrancamento dello spirito. Questo considerando anche il moltiplicatore della ferrovia che senza noia mi ha condotto in una Manziana mezza addormentata, dove subito ho addentato un fragrante trancio di pizza bianca.
La poderosa Macchia di Manziana – consacrata dagli Etruschi al dio dell'oltretomba Manth – mi accoglie ancora una volta fra i suoi maestosi cerri, non prima di una sbirciatina al fornitissimo bookcrossing dell’ingresso, dove trovo Il paese dalle ombre corte, libro che cercavo da anni.
Il sole rimbalza sui rami più alti mentre raggiungo la ramificata Grotta di Prato Camillo, probabile cava di arenaria, e poi, attraverso il Casale della Porcareccia, la cupa entrata dell’Ipogeo di Santa Pupa, devota non presente in alcun martirologio ma tradizionalmente invocata a protezione dei bimbi vivaci.
Torcia alla mano mi addentro in una profonda galleria fino a un braciere posto proprio sotto a un fioco lucernario sulla volta. E qui inizia uno stupore ancora maggiore. La galleria si restringe, inizia a salire, la torcia fa le bizze e il caldo aumenta percettibile a ogni passo. Ai lati passo in rassegna ottantaquattro cubicoli dei quali ignoro l’antica funzione. L’aria si fa densa, la torcia si spegne e rimango nell’oscurità, trafitto dal lontano puntino dell’entrata a oltre cento metri di distanza. Un paio di colpi ben assestati ed è di nuovo luce, mentre mi avvio turbato verso il giorno.
In sereno cammino sprofondo di nuovo nella macchia dai grigi alberi ancora invernali, oltrepasso il diverticolo della Via Clodia e su una piacevole via campestre scendo infine alle muscose rovine della Mola di Manziana. Il sentiero oltrepassa un esile ponticello, che poi mi accorgo non ci passerei una seconda volta, e costeggiando il fiume risalgo di nuovo sull’altopiano.
Fra teschi di cinghiali e una volpe morta raggiungo la remota confluenza fra il Fosso della Mola di Manziana e il Fosso del Lenta, dove mi lancio su una traccia intricata e selvaggia che gioca a lungo con le acque di quest’ultimo.
Sotto lo sguardo severo del Picco del Gufo, le pareti rocciose si innalzano alla mia sinistra e improvvisa si apre, celata da una cortina di vegetazione, la cavità poderosa della Grotta di Battilocco: due ambienti separati, sulle pareti segni di nicchie e scalettature, un sicuro luogo di sosta per gli uomini antichi.
Lascio questo mondo paleolitico e riemergo nel sole del Casale delle Pietrische, dove passò anche il cinematografico Marchese del Grillo. Un pasto assolato e cammino ora rapido sull’asfalto verso la Caldara di Manziana.
Calo nella nordica conca di brughiera spazzata dal vento, dove il mitico boschetto di candide betulle sorveglia questo paesaggio lunare di piacevoli miasmi e fanghi ribollenti.
Rientro nella macchia, popolo si addensa come in un corso nello struscio domenicale. Fra i binari della ferrovia c’è tempo di una pipa, riflettendo su quante meraviglie il microscopio dei miei piedi oggi mi ha permesso di scoprire.