Monti Invisibili

Castel Giuliano – Mare

Quota 315 m

Data 29 ottobre 2020

Sentiero parzialmente segnato

Dislivello in salita 220 m

Dislivello in discesa 437 m

Distanza 23,25 km

Tempo totale 6:40 h

Tempo di marcia 5:30 h

Cartografia Il Lupo Monti della Tolfa

Descrizione Dalla stazione di Bracciano della linea ferroviaria FL3 in bus a Castel Giuliano (228 m). Poi per il Fosso della Mola, Ponte Rotto (139 m, +25 min.), la Valle Vittoria, il Ponte degli Austriaci (138 m, +20 min.) e il vicino Ponte Sodo (151 m, +5 min.), Monte Mancini (301 m, +50 min.), Via del Casale dell’Oliveto, Cerveteri (50 m, +2 h), la spiaggia di Campo di Mare (0 m, +1,20 h) e la Stazione di Marina di Cerveteri (8 m, +30 min.).

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Traccia GPS

07castelgiulianodislivello
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035 Soluzione alcolica

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034 Soluzione alcolica

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033 Kit escursionista anti Covid-19

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032Campo di Mare me

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031 Campo di Mare

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030 Campo di Mare

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029 Campo di Mare

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028 Campo di Mare

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027 Cerveteri Tomba delle Cinque Sedie

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026 Verso Cerveteri

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025 Verso Cerveteri

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024 Foglie

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023 Verso Monte Mancini

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022 Verso Monte Mancini

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021 Verso Monte Mancini

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019 Basolato

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018 Verso Monte Mancini

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016 Verso Monte Mancini

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015 Ponte Sodo

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013 Funghi

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012 Fosso della Caldara

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011 Ponte degli Austriaci

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010 Ponte degli Austriaci

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009 Ponte degli Austriaci

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008 Ponte degli Austriaci

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007 Verso il Ponte degli Austriaci

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006 Verso il Ponte degli Austriaci

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005 Ponte Rotto

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004 Ponte Rotto

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003 Castel Giuliano

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002 Bracciano

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001 Orario bus Bracciano Caste lGiuliano

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000 Roma Stazione Appiano

Castel Giuliano – Mare, 29 ottobre 2020. Perché una gallina attraversa la strada? Non ne ho la minima idea, probabilmente perché c’è qualcosa che la interessa dall’altra parte.

Ma invece, perché noi ce ne andiamo per sentieri e montagne? Per raggiungere la cima? Non credo, o almeno non sempre. Mi avvedo che spesso il percorso è più importante della meta: una ricerca nella quale animo e territorio si fondono e il fine del viaggio è il viaggiare stesso e non l’arrivare. D’altronde anche Einstein asseriva: “Io amo viaggiare, ma odio arrivare”. Perché quando arrivi è tutto finito, e tutt’al più ti resta una penosa discesa, mentre finché viaggi vivi.

E un cammino dove il tragitto è stato più importante della meta, si è rivelata questa lunga traversata, dai colli fino al mare, con il proposito di cercare un paio di emergenze, ma che ha visto cambiare i piani cammin facendo.

Un treno fra la notte e l’alba mi deposita in una Bracciano sonnolenta. Un bus di studenti e non sono ancora le 8 quando dal feudo di Castel Giuliano m’introduco ancora una volta nel Fosso della Mola, quella valle delle cascate che reca fino a Cerveteri. Ma oggi l’idea è di andare alla scoperta di un paio di ponti e, soprattutto, di tentare di rilegare insieme in un unico percorso le lontane Cascate di Fosso Norcino.

Il cielo brumoso, lungi dall’infastidire, rende le atmosfere ancora più oniriche e solitarie, guastate solo dalle schioppettate che giungono dalle alture sovrastanti. E sono al Ponte Rotto, alto sulla cascata di Castel Giuliano.

Da qui il percorso si fa incognito, anche se indicato sporadicamente da una segnaletica variegata e sovrabbondante che fa più confusione che altro. Ma la traccia, profondamente incisa nel tufo, testimonia la sua antica origine, mentre fende boschi ombrosi popolati di ogni sorta di colorati miceti.

Ed ecco emergere il primo ponte, detto degli Austriaci. Una fattura analoga a quello della cascata, un’arcata robusta, un notevole piano stradale fanno pensare a una direttrice importante che doveva unirli: ma per andare dove che non ne è rimasta traccia?

San Google suggerisce che quella strada doveva collegare Cerveteri a Castel Giuliano e che il ponte fu edificato da prigionieri austriaci nel corso della Prima Guerra Mondiale per superare il Fosso della Caldara, le cui acque torbide tradiscono l’inevitabile provenienza.

Pochi minuti di cammino per il più antico Ponte Sodo, o ponte terra che dir si voglia, di origine etrusca: un collegamento realizzato con tecnica primitiva semplicemente ammassando terra nel letto del torrente e scavandoci poi un buco dentro.

Riprendo il cammino cercando di districarmi in un miriade di tracce, mentre intorno scoppia la guerra di una caccia al cinghiale. Altro che Tolfa: sembra di essere sul Sentiero di Ho Chi Minh. Batto ritmicamente le mani, mi appendo il fischietto al collo e per buona misura inizio anche a cantare. E così fra Tom Dooley, l’Inno sovietico e Le carovane del Tigrai (per par condicio) mi allontano dalla zona delle operazioni per agganciare una lunga dorsale fra cespugli di corbezzolo, dove finalmente il mare risplende all’orizzonte.

Il rombo sommesso di due elicotteri ed eccomi alla svolta che segna il mio cammino. Sulla roadmap ho appuntato: “Non proseguire assolutamente verso ovest oltre waypoint 216”. E invece mi trovo a proseguire inevitabilmente verso ovest, chiuso nella mia direzione da una fitta muraglia di macchia spinosa. Tento d’intrufolarmi senza successo e inoltre avverto distintamente davanti spari e grida che neanche i vietcong.

Ricolloco la mia destinazione verso il mare e mi godo la passeggiata fra campi e ulivi – nonché una buona dose di asfalto – per posare finalmente gli scarponi sulla risacca del Tirreno.

Un salmastro sigaro toscano nel vento marino e mi avvio pigro alla stazione, dove, in ossequio alle norme anti Covid, mi scolo una birra.