Monti Invisibili
Fosso Formicola
Quota 80 m
Data 26 aprile 2025
Sentiero non segnato
Dislivello 240+44 m
Distanza 40,88+5,71 km
Tempo totale 4:51 h
Tempo di marcia 2:41+1:48 h
Cartografia IGM 144 III SO Casale Marcigliana
Descrizione In bicicletta fino a Via della Marcigliana (22,10 km, 35 m, 1,30 h). Poi per Fosso Formicola, il Cunicolo idraulico (48 m, +25 min.), un nucleo di abitazioni rupestri (54 m, +40 min.) e la Torre della Bufalotta (80 m, +10 min.). Ritorno quasi per la stessa via (+33 min.) e rientro a casa in bici (18,78 km, 9 m, +1,11 h). Ambiente poco fangoso ma con lunghi tratti di difficoltà di progressione fra vegetazione ad altezza d’uomo. Avvistato uno scoiattolo (a Villa Borghese), numerosi rapaci e transitato in mezzo a numerosi branchi di cinghiali, per un numero di circa 60, fra adulti e cuccioli.
022 Scarponi
021 Silos
019a I nuovi mostri
019 Orfanotrofio della Marcigliana
018 Cinghiali
017 Fosso Formicola
016 Tagliata
015 Isolatore
014 Papavero
013 Torre della Bufalotta
012 Torre della Bufalotta
010 Torre della Bufalotta
009 Torre della Bufalotta
008 Torre della Bufalotta
006 Abitazioni rupestri
005 Abitazioni rupestri
004 Fosso Formicola
003 Fosso Formicola
002 Cunicolo idraulico
001 Fosso Formicola
000 Fosso Formicola altimetria
Fosso Formicola, 26 aprile 2025. Nel giorno del mio anniversario di matrimonio e delle esequie di Papa Francesco – e approfittando del profondo stato di catalessi della famiglia – riprendo quella combinazione di bici e scarponi che già tante soddisfazioni mi ha riservato in passato. Non sono quindi ancora le 7 quando inforco le pedivelle, confidando così in un rientro domestico che non mi faccia incorrere negli strali della consorte in occasione di questa ragguardevole ricorrenza.
Qualche difficoltà a districarmi nelle torme salmodianti che si recano a San Pietro e sono allegramente lanciato alla volta della Tenuta Bufalotta, sulle orme delle passate traversate alla volta del Gran Sasso e del Velino.
L’obiettivo è l’esplorazione di un territorio del Latium vetus molto simile a Veio: sconfinati pianori e forre incassate che oltre un millennio prima di Cristo avevano visto lo sviluppo di insediamenti italici, poi medievali e quindi dimenticati. Fra questi la fiorente città preromana di Crustumerium – scoperta solo nel 1970 – in posizione strategica a controllo del Tevere: secondo la leggenda in armi contro Enea e fra le vittime del Ratto delle Sabine. Un territorio, quindi, fittamente popolato, con sistemi idraulici, vie e centri abitati, ormai totalmente erosi dal tempo.
Una ventina di chilometri e sono a destinazione, all’imbocco del Fosso Formicola, dove quatto quatto seppellisco la bici nel folto.
In una vegetazione oltremodo rigogliosa prendo a seguire flebili tracce, evidentemente cinghialesche e non umane. La progressione, inizialmente abbastanza agevole ancorché spinosa, si fa presto ardua, fra enormi cardi ed erbe di colza che superano la mia altezza e che avviluppano il passo. In un attimo sono zuppo fino alle mutande (e non in senso figurato) e divengo un impiastro di punture, petali, foglie e pollini.
Ma eccomi alla prima destinazione, sul bordo di uno sprofondamento di una decina di metri: mi calo con cautela su fondo scivoloso e sono all’imbocco di un breve cunicolo idraulico simile al Ponte Sodo di Veio.
Riprendo il cammino che diviene ancora più ostico. Gli erbaggi sono più alti, i cardi più densi e a tratti dispero di poter proseguire: ma tanto anche tornare indietro non sarebbe meglio. Finalmente la traccia si normalizza, guado agevolmente il fosso e piombo in mezzo a un branco di cinghiali.
Un’ampia valle dal passo agile accoglie ora il percorso. Peccato che sia piena di cinghiali che schizzano letteralmente a destra a sinistra al mio rumoroso incedere. Prendo a cantare con voce stentorea per renderli edotti della mia presenza: Tom Dooly, Ho visto un Re e l’Inno sovietico svolgono bene il loro compito, oltre a rallegrare l’animo.
Un po’ di rovi – tanto per non farsi mancare nulla – ed ecco un nucleo di abitazioni rupestri scavato nel tenero costone arenario.
Risalgo al pianoro sovrastante e su ranuncoli e papaveri si staglia la poderosa mole quadrata della medievale Torre della Bufalotta. Un grugnito profondo mi fa trasalire e una specie di macigno schizza via sdegnato.
Ci sarebbe ancora molto da vedere più avanti, celato nel folto, ma la progressione è troppo lenta per chi deve essere a casa per pranzo e decido di rimandare a un’altra esplorazione. Anche perché voglio andare al manicomio.
Nel senso… qui vicino si staglia la mole diroccata del cosiddetto Manicomio della Marcigliana. In effetti si tratta del l’ex Orfanotrofio Marcigliana, costruito negli anni ’30 e inaugurato da Mussolini nel 1934. Presente in diverse pellicole, è anche l’ospizio dove ne I nuovi mostri Alberto Sordi porta a tradimento l’anziana madre per andarsene tranquillo in vacanza.
Due maremmani feroci e due tizi poco socievoli m’inducono a una sbirciatina e a voltare rapido le ruote. Un’oretta e sarò a casa, in tempo per i ludi matrimoniali.