Monti Invisibili

Traversata del Treja
Quota 354 m
Data 30 novembre 2024
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello in salita 339 m
Dislivello in discesa 422 m
Distanza 20,74 km
Tempo totale 6:42 h
Tempo di marcia 5:37 h
Cartografia Carta escursionistica Parco del Treja
Descrizione Con il bus Cotral da Roma Cipro Metro A (ore 5,45) a Rignano Flaminio (254 m). Poi per le rovine del Castello di Morolo (o Torre Busson, 206 m, +43 min.), la Mola di Morolo (155 m, +23 min.), Calcata (172 m, +1,22 h) con visita del borgo (+30 min.), Mazzano Romano (169 m, +1,05 h) con visita del borgo (+10 min.), la Mola di Monte Gelato (161 m, +54 min.) con visita del sito (+13 min.) e la fermata Cotral 2156 sulla S.P. 16B (172 m, +17 min.). Piacevole escursione su sterrate e sentieri in ambiente ampiamente autunnale.
 

traversata del treja mappa

Traccia GPS

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cascate di monte gelato

029 Monte Gelato

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028 Verso Monte Gelato

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009 Mola di Morolo

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001 Castello di Morolo

traversata del treja dislivello

000 Traversata del Treja dislivello

Traversata del Treja, 30 novembre 2024. Ciao Buffy, sei arrivata nella nostra famiglia 11 anni fa come un piccolo batuffolo di pelo e subito l’hai riempita di affetto, gioia e allegria. Vittoria aveva allora 6 anni e siete cresciute insieme, nella convinzione che lei fosse la tua sorellina, Flavia la tua mamma ed io il tuo affezionato maggiordomo.
Convinta anche che il palazzo dove abitiamo fosse tutto tuo, non ti sei fatta timore di abbaiare furiosa ai cani, ben più piazzati di te, che incrociavi appena fuori del portone. Amica spavalda invece di quelli – enormi rispetto alla tua piccola taglia – delle tue razze preferite: golden, labrador e chow chow.
Ma soprattutto Laika, Kobe e negli ultimi tempi anche Shanti, i tuoi tre amici del cuore, insieme ai quali la sera trasformavate il grande androne del palazzo in un parco giochi canino, fra lo stupore e gli inciampi di chi rientrava a casa.
Hai viaggiato con noi, sei venuta in funivia e sui sentieri montani, al mare col tuo canotto. E hai salvato la mia sanità mentale in piena pandemia, quando col tuo lasciapassare ce ne andavamo liberi per i nostri 20 chilometri di cammino quotidiani… anche se, quando mi vedevi arrivare col guinzaglio, a volte avevo l’impressione ti andassi a rifugiare sotto la credenza.
Grazie Buffy – cane con gli occhi che ti scrutavano l’anima – per esserti donata a noi completamente in questi pochi anni, non chiedendo in cambio nulla più che carezze e pappa… soprattutto pizza e gelato: i tuoi cibi preferiti… un po’ come Snoopy.
Corri ora felice insieme a Black, Miss, Diana, Igor, Lucky, Argo e Scott sui verdi prati del Ponte dell’Arcobaleno, dove secondo la leggenda andate a giocare, aspettando che anche noi passiamo e vi torniamo a prendere.

La scorsa settimana se n’è andata la nostra maltesina, con l’emotivamente impegnativa modalità dell’intervento veterinario. Non è la prima volta che mi accade. Otto cani si sono avvicendati nella mia vita e già altre due era accaduto in questo modo. Ma non ricordo nel passato un tale coinvolgimento emotivo.
Allora, come sempre quando ho bisogno di riflettere e di smaltire emozioni contrastanti, mi avvio in cammino, lungo passi che non richiedano troppo impegno: solo un’immersione nel silenzio e nella bellezza autunnale che lasci correre liberi di pensieri.
Perché camminare è come viaggiare, ma hai bisogno di meno tempo e di meno spazio.
Dopo qualche anno di assenza era un po’ che volevo tornare a esplorare il segreto territorio del Parco del Treja. Un ambiente ombroso e impervio, dove le acque hanno scavato nei tufi vulcanici forre profonde e ramificate, popolate di romitori, incastellamenti e borghi arroccati. Un terreno dove, per evidenti ragioni morfologiche, i sentieri sono pochi e dove il fuorisentiero è praticamente escluso dalla ripidità delle pareti. In compenso i guadi abbondano.
Ecco allora che quando scopro un bus Cotral che alle 5,45 del mattino da vicino casa arriva a Rignano Flaminio, ne esce fuori una camminata che invece di seguire il fiume lo attraversa perpendicolarmente.
È ancora notte quando il torpedone ci deposita sul basoli dell’antica Via Flaminia. Pochi passi e iniziamo a incrociare su sterrate e tratturi, in un paesaggio che l’alba apre dei caldi toni dell’autunno.

 

Buffy è stato il primo cane di piccola taglia che abbia mai avuto. E, oltre alla maggior semplicità di gestione, ho avvertito subito come questi piccoli esserini abbiano una presenza fortissima in famiglia. I cani grandi, per quanto affettuosi, tendono a condurre una vita maggiormente individuale. Buffy partecipava a ogni attività e decisione, veniva ovunque con noi, faceva lunghi discorsi che non erano abbai ma veri e propri dialoghi. Forse allora è proprio in questa partecipazione che posso trovare la ragione di questo dolore. Insieme probabilmente al verificarsi di un evento che mi mette in faccia alla morte. Se da ragazzo era solo una remota eventualità, ora che l’esito si è approssimato, il coinvolgimento è maggiore.

 

Camminando e riflettendo giungiamo al primo dei motivi d’interesse della giornata: le rovine del Castello di Morolo (o Torre Busson). Invisibile dalla Flaminia ma con vista sui Monti Cimini, l’alta torre è stata inglobata nel passato in un palazzo dai motivi rinascimentali, del quale restano un grande camino e alcuni motivi architettonici.
Fra boschi dorati ora pieni di sole, raggiungiamo i vicini resti della Mola di Morolo e ci avviamo quindi di buon passo nei confini del Parco del Treja. Con le pance che borbottano non sono ancora le 10 quando facciamo ingresso nell’arroccato borgo di Calcata. Mentre altri avventori gustano cornetti e cappuccini, per noi è tempo invece di panini con salsiccia e cicoria e di una birra. Prima di tuffarci di nuovo nelle forre del Treja.
Con tiepido sole dell’ora costeggiamo il piacevole corso, sotto volte dorate dove mulinellano tappeti di foglie.
Il solatio borgo di Mazzano Romano ci offre un muro assolato alto sulla valle e poi copriamo l’ultima ora di cammino verso quelle Cascate di Monte Gelato dove faceva il bagno Trinità.
Una tiepida attesa al sole del primo pomeriggio e il bus ci carica per riportaci a casa. Il cammino, come al solito, è servito a fare chiarezza, ma il dolore è tutto lì.
 

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