Monti Invisibili

Traversata dei Lucretili

Quota 1.275 m

Data 27 novembre 2022

Sentiero parzialmente segnato

Dislivello in salita 1.236 m

Dislivello in discesa 1.288 m

Distanza 28,33 km

Tempo totale 9:18 h

Tempo di marcia 8:14 h

Cartografia Il Lupo Lucretili

Descrizione Dal terminal Cotral di Palombara Sabina (300 m) per la seconda stazione della funivia abbandonata (483 m, +45 min.), la Sella della Torretta (1.026 m, +1,13 h), la Torretta di Monte Morrone della Croce (1.053 m, +8 min.), la stazione di arrivo della funivia e il Rifugio Monte Gennaro (1.165 m, +25 min.), Monte Gennaro (1.275 m, +15 min.), Il Pratone (1.029 m, +40 min.), la chiesetta abbandonata (1.021 m, +11 min.), la Valle Cavalera, la strada della Montagna Spaccata (887 m, +1,08 h), San Polo dei Cavalieri (625 m, +1,03 h), la Riserva Naturale Monte Catillo e la stazione ferroviaria di Tivoli (232 m, +2,26 h). Splendida traversata fra boschi autunnali con vista sui monti innevati del Terminillo e del Velino. Breve tratto di sentiero infrascato sotto San Polo.

traversata dei lucretili

Traccia GPS

traversata dei lucretili
traversata dei lucretili

037 Verso Tivoli

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036 VersoTivoli traliccio

san polo dei cavalieri

035 Verso San Polo dei Cavalieri

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034 Verso San Polo dei Cavalieri

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031 Slackline

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030 Il Pratone

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029 Il Pratone

lucretili il pratone

028 Il Pratone

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026 Verso Il Pratone

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025 La Troscia

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022 Monte Velino

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021 Da Monte Gennaro

monte gennaro

020 Monte Gennaro

rifugio monte gennaro

019 Rifugio Monte Gennaro

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018 Mar Tirreno Isole pontine

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017 Agro romano

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016 La Torretta

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015 Palombara Sabina

palombara sabina

014 Palombara Sabina

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013 La Torretta

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012 La Torretta

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010 Verso La Torretta

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009 La Torretta

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008 Verso La Torretta

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006 Verso La Torretta

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004 Verso La Torretta

palombara sabina

003 Palombara Sabina

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002 Palombara Sabina

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001 Palombara Sabina

Traversata dei Lucretili, 27 novembre 2022. Cosa trasforma un’escursione in un viaggio? Forse il trascorrere la notte fuori, anche se in questo caso siamo già nel vasto territorio del trekking, che non a caso deriva dal termine boero trek che indicava il solco lasciato dalle ruote dei carri durante la grande migrazione dei coloni olandesi del Sudafrica.

Più interessante capire come una passeggiata nella natura – fra boschi, prati e sentieri montani, anche lunga e faticosa ma racchiusa nell’arco di un’unica giornata – possa arrivare a regalare tutte le emozioni di un più lungo viaggio, in modo da poterle vivere – come in un bonsai o una miniatura – con più frequenza durante la nostra vita.

Anni fa scrissi: “L’escursione in montagna è un viaggio condensato in poche ore, con tutte le emozioni, i problemi, le sensazioni, le gioie, i dolori di una grande avventura: la pianificazione, la preparazione dei bagagli, la partenza, l’arrivo, le scoperte, la fatica, gli incontri, lo stupore, la voglia di tornare, la voglia di continuare”. Allora forse è necessario individuare quali sono alcuni degli elementi caratteristici di un viaggio.

A mio parere c’entra poco la distanza, fattore più mentale che fisico; d’accordo con il Thoreau di Camminare, “Due o tre ore di cammino mi possono condurre nel luogo più straordinario che mi sia mai accaduto di ammirare. Una fattoria isolata, mai vista prima, può avere lo stesso fascino dei domini del Re del Dahomey”.

E se è pur vero che alla fine torneremo a casa, il vero viaggio deve essere concepito come una traversata: un continuo progredire di paesaggi e di scoperte che ci permetta di non calcare mai i nostri passi. E per fare questo è necessario affidarsi ai mezzi pubblici, la modalità di trasporto che più rapidamente ci allontana dalle abitudini quotidiane.

Poi ci sono gli incontri. Difficile pensare a un viaggio senza confrontarsi con la cultura e le storie di chi quel territorio vive, lavora, attraversa. Farne e meno sarebbe rinunciare a una sua componente fondamentale.

Infine c’è la libertà. La libertà che solo uno zaino sulle spalle sa donare e che associata ai mezzi pubblici ci affranca da quella zona di comfort che troppo spesso diventa una barriera fra noi e il mondo.

Con questi criteri, la breve escursione di oggi può essere considerata un viaggio?

Distanza, poca. Selvaggi e remoti per orografia e sentieri, i Monti Lucretili sono ad appena trenta chilometri da Roma e soprattutto facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici, avvalendosi dei quali è possibile attraversarli da parte a parte. E gli incontri? Di domenica sul Monte Gennaro non mancano mai. L’alpinista Antonello sul Cotral per Palombara Sabina, Mezcal che partecipava al Millenium Trail Monte Gennaro, Giovanni in equilibrio su una slackline, solo per citarne alcuni. E tutto questo in un sentore di libertà che ho avvertito particolarmente intenso ammirando le vette innevate del Velino sopra boschi rugginosi, immerso tra i faggi secolari della Valle Cavalera, nella notturna oscurità della sughereta del Monte Catillo con vista su un tramonto purpureo.

E allora sì, quello di oggi è stato un viaggio. Un viaggio iniziato presto con un bus pieno di reduci da festini notturni, alla volta di una Palombara Sabina mezza addormentata che si staglia come uno zuccotto sotto un cielo di cobalto.

Con una pendenza graduale – mai sfinente ma neanche temporeggiate – c’inerpichiamo pazienti lungo i venticinque comodi tornati che fanno guadagnare quota senza avvedersene, in un bosco che da una cisposa macchia mediterranea c’introduce fra grandi faggi e aceri ammantanti d’autunno.

La Torretta Crociani del Monte Morrone della Croce occhieggia presto fra i rami e in meno di due ore siamo sotto quest’opera abusiva degli anni ’70 che però s’introduce lieve nel paesaggio ed è ritenuta dai più un rudere antico.

La programmata corsa campestre arriva a intralciare i nostri passi, ma di buon grado ci scansiamo al passaggio per ammirare un panorama che si estende dalla Sabina all’Agro Romano, fino al mare baluginante delle Isole Pontine.

Fra pietre e alberi contorti giungiamo infine sulla panoramica vetta, alta su un mondo caldo e avvolgente sul quale si staglia la candida mole invernale del Monte Velino.

La vasta conca carsica del Pratone richiama già i nostri passi e, dopo il gradito incontro con Mezcal, incrociamo a lungo il medievale Campus Maior, dove punteggiano gruppi di camminatori intenti a un solatio desco che infine richiama anche noi.

Sono da poco trascorse le tredici ma l’aria della stagione già rinfresca sotto un sole obliquo che ora abbandoniamo per i grandi faggi della Valle Cavalera. Radure assolate si alternano a boschi oscuri fino a che approdiamo alla cosiddetta Montagna Spaccata, artificiale trincea di arrivo di un’altra delle tante inutili strade che piagano l’Appennino. Se non altro viene bene per riposare un po’ le gambe, con qualche chilometro di asfalto fra multicolori essenze autunnali fino al borgo di San Polo dei Cavalieri.

Un boccone, un sorso alla fontana e quattro passi per i deserti vicoli sotto al castello prima di buttarci giù verso i densi querceti del Monte Catillo. I muscoli dolgono e l’aria si fa scura mentre le viste si aprono su mondi lontani che si riempiono di luci.

Gli ultimi passi sono ormai immersi nella notte, verso la stazione di Tivoli che è un faro di luce dove termina il nostro viaggio odierno.

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