Pizzo di Moscio
Quota 2.411 m
Data 11 novembre 2020
Sentiero segnato
Dislivello 1.591 m
Distanza 25,38 km
Tempo totale 9:30 h
Tempo di marcia 8:07 h
Cartografia CAI Monti della Laga
Descrizione Dalle Macchie Piane (1.600 m) per il Vado di Annibale (2.119 m, +1,26 h), Cima Lepri (2.445 m, +45 min.), Pizzo di Moscio (2.411 m, +50 min.), La Storna (2.032 m, +37 min.), il Fosso della Morricana (1.746 m, +48 min.), lo Stazzo di Cannavine (1.792 m, +33 min.), la Sella di Monte Pelone (1.950 m, +21 min.), il Vado di Annibale (2.119 m, +1,40 h) e le Macchie Piane (1.600 m, +1,07 h). Splendida escursione in ambiente solitario, selvaggio e profondamente autunnale.
052 Verso Macchie Piane
051 Verso Macchie Piane
048 Vado di Annibale
046 Stazzo di Cannavine
045 Stazzo di Cannavine
044 Fosso Cannavine
043 Stazzi della Morricana
042 Fosso della Morricana
040 Fosso della Morricana
039 Verso Fosso della Morricana
038 Stazzi della Morricana
037 La Storna
036 La Storna
034 La Storna
033 La Storna
031 La Storna
030 La Storna
029 Da Pizzo di Moscio
028 Pizzo di Moscio
025 Pizzo di Moscio
024 Verso Pizzo di Moscio
023 Verso Pizzo di Moscio
021 Contrafforti del Gorzano
020 Monte Gorzano
018 Verso Pizzo di Moscio
017 Gran Sasso
016 Pizzo di Sevo e Vettore
013 Cima Lepri
012 Pizzo di Sevo
011 Vado di Annibale
009 Verso Vado di Annibale
007 Verso Vado di Annibale
005 Verso Vado di Annibale
004 Verso Vado di Annibale
003 Lago di Scandarello e Terminillo
002 Macchie Piane
001 Macchie Piane
Pizzo di Moscio, 11 novembre 2020. Cima Lepri, immersi nel blu di un silenzio assordante. Mentre addentiamo i nostri panini, la vista spazia su un mondo curvilineo e dorato: dalla mole ocra di Pizzo di Sevo, che si staglia sul Monte Vettore, attraverso valli soffici che sfumano nelle foschie adriatiche, fino alla parete oscura e minacciosa di Pizzo di Moscio; e ancora, stemperato nel sole, tutto il roccioso massiccio del Gran Sasso.
Sara mi chiede: “Può qualcuno non considerare bello tutto questo?".
Già… cos’è la bellezza? Esiste un ideale estetico universale che faccia sempre e comunque considerare bello tutto questo? Non credo, o almeno serve un’educazione alla bellezza che lo permetta. Paure consce o sopite, il trovarsi soli nella libera natura, avvertire l’ambiente ostile e sconosciuto, possono ottundere questo senso del bello, questa “armonia visibile che penetra soavemente nei cuori”, per dirla col Foscolo.
D’altronde anche l’antico adagio ricorda che la bellezza è negli occhi di chi guarda e per il filosofo scozzese David Hume “la bellezza non è una qualità intrinseca alle cose, ma esiste soltanto nella mente che la contempla, e ogni mente percepisce una bellezza diversa”.
E se la bellezza è una qualità singolare, olistica è invece l’eleganza, concetto applicabile a mio parere anche a un percorso come quello odierno che ci ha condotto in un lungo anello fra vette e valli remote. Perché l’eleganza di un cammino, di una salita, è una questione di scelte e di sicurezza, non senza una buona dose di consapevolezza. La rilegatura disinvolta di elementi territoriali a prima vista estranei in un unico armonico.
In un tempo in cui la società tende a imporci l’uniformità, omologandoci a un solo stile e a un unico comportamento, l’eleganza è anche scegliere un percorso diverso sulla base di uno stile personale. L’eleganza richiede esperienza e diventa specchio di quello che siamo.
In marcia con un sole radente che esalta la trama del paesaggio. Il noto sentiero si snoda fra erbe dorate e chiacchiere di una lunga separazione. Dal Vado di Annibale il cammino si eleva ripido ma agevole, con la vista che inizia a ingaggiare un mondo immobile in un autunno ormai al termine.
Ai 2.445 metri della Cima Lepri il nostro percorso odierno è tutto in vista e quasi spaventa per la sua lunghezza e complessità. Le orecchie fischiano in un silenzio immoto e noi ci lanciamo in elucubrazioni sulla bellezza.
Riprendiamo il cammino in un paesaggio vibrante, lungo morbidi cuscini erbosi che invitano al riposo.
L’erta salita ai 2.411 metri del Pizzo di Moscio e siamo su un mondo nuovo. La discesa nel vietato Abruzzo ci porta fra bizzarre onde erosive; e poi da La Storna giù per un’antica e incisa traccia pastorale, giocando con la luce e con pareti gelate fino alla Valle della Morricana e ai suoi stazzi. Il percorso è ora blandamente segnato ma nulla leva al fascino remoto di queste plaghe. Sara si affaccia entusiasta sul bordo di una cascata senza nome.
Incrociamo a lungo sul fondo della valle primordiale, lambendo erose pareti. I ruderi della Stazzo di Cannavine, un paio di pomodori e poi le gambe recalcitrano nella lunga salita alla Sella di Monte Pelone.
Costeggiamo valli gelate con una fatica che ottunde le menti ed eccita i sensi. Il sole ci saluta al Vado di Annibale, dove ci sediamo a contemplare la bellezza del nostro mondo.
La montagna s’incendia, è un attimo, poi trascolora e si spenge. Con il primo buio siamo alle Macchie Piane.
L’eleganza alla fin fine è una questione di semplicità ed equilibrio.