Picco Pio XI
Quota 2.282 m
Data 8 giugno 2012
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.374 m
Distanza 16,41 km
Tempo totale 10:55 h
Tempo di marcia 9:23 h
Cartografia Il Lupo Gran Sasso d’Italia
Descrizione Da Pietracamela (1.000 m) per la Valle del Rio Arno, appena sotto il Colle dell’Asino (1.340 m), la sorgente di quota 1.562 m (+2,18 h), la Conca del Sambuco (2.040 m) e la vetta (+3,45 h). Ritorno per la stessa via (+3,20 h). All’andata scavalcata con difficoltà la frana di Pietracamela dalla parte bassa. Dopo la sorgente di quota 1.562 sbagliato sentiero e incrodatomi con eccessivi rischi su un ripido canalino a ovest della giusta rotta; al ritorno seguito il sentiero corretto. Al ritorno scavalcata più facilmente la frana dalla parte alta. Avvistati un camoscio sul Picco dei Caprai, un branco su Picco Pio XI e un capriolo sopra Prato Tondo. Raccolta di orapi allo stazzo di quota 1.821 sotto il Picco dei Caprai. Giornata serena ma velata.
Pietracamela, 8 giugno 2012. Giornata torrida oggi, con la sete come sgradita compagna. Ma ora, nel tardo pomeriggio, l’aria si fa dolce in questo borgo di pietra del parco del Gran Sasso e un paio di birre giungono a ritemprare il corpo e l’anima dopo una giornata piena di soddisfazioni e di dura fatica. Il primo boccale scende giù come una medicina, quasi senza avvertirne il sapore; il secondo, accompagnato dal robusto fumo di un toscano, non serve più a placare la sete, ma è mero piacere.
Oggi ne ho messe un po’ troppe di robe in cantiere: provare dei nuovi scarponi e una videocamera per un articolo, raggiungere un altro 2000, cercare gli orapi, farmi una birra e financo fumarmi un toscano. Beh… ci sono volute quasi undici ore, ma ho fatto tutto.
Sono da poco passate le 7,30 quando mi incammino da Pietracamela e il ripido e lontano Picco Pio XI è già lì che mi scruta. La grande frana del 2011 mi obbliga a cercare con difficoltà una via fra enormi massi caduti e un intrico di vegetazione, ma finalmente riesco a forzare il passaggio e a riprendere il sentiero. La valle del Rio Arno è una delle principali attrazioni di questo borgo e in oltre un anno non sono riusciti a creare un’alternativa che non fosse la mera chiusura del sentiero.
A un bivio mi fermo a consultare la carta, quando un tramestio alle spalle mi fa sobbalzare e vengo investito da una specie di orso nero in forma canina desideroso di carezze, a stento trattenuto dal padrone; è occupato alla centrale elettrica poco sopra e quindi se ne va a lavoro passeggiando nei boschi col suo cane.
Il sentiero inizia a salire, e al Picco Pio XI, schiacciato sotto le due vette dell’Intermesoli, si accompagnano ora il Corvo a destra e la poderosa mole rocciosa del Corno Piccolo a sinistra. Attraverso boschi ombrosi e prati densi di asfodeli, prode colonizzate dai pugni vermigli della peonia officinalis che lasciano poi il posto a tappeti di genziane e genzianelle blu.
Il cammino sembra semplice e invece, poco dopo la fonte di quota 1.562, decido di ignorare deliberatamente le indicazioni del Gps per seguire quella che considero una buona via: e vado allegramente a incrodarmi in un ripido, scivoloso ed esposto canalino, prendendo troppi rischi per un uomo solo e che tiene pure famiglia. Superato con difficoltà l’ostacolo, l’escursione non sarà più la stessa: il tempo perso, la fatica, lo stress, ma le gambe divengono macigni e ogni passo un tormento, con una sete che non mi abbandonerà più. Sono costretto a scendere sotto il Picco dei Caprai per riprendere la giusta rotta verso la conca del Sambuco e affrontare il penoso e ripido pendio che mi reca finalmente all’aerea e rocciosa vetta dedicata al papa alpinista, fra branchi di camosci che mi scrutano curiosi e un panorama impressionante dall’isolato picco, sovrastato dalle alte montagne circostanti e che precipita sulla vertiginosa Val Maone. Finisco le foto di lavoro sotto un sole implacabile, finisco pure l’acqua e da qui il cammino diviene una tortura che neanche la poca neve nella quale mi imbevo riesce a lenire.
A quota 1.821, poco sotto il Picco dei Caprai, dei muretti a secco mi allertano: un antico stazzo e - nomen omen - una distesa di freschi e fragranti orapi. Sono distrutto ma l’occasione è troppo ghiotta e in dieci minuti riempio una busta con la prelibata verdura.
Riprendo il cammino con la sete che ormai è più di un supplizio che mi fa tremare le gambe e scoppiare la testa, puntando alla sorgente di quota 1.562. Eccomi finalmente e una bevuta troppo generosa mi fa vacillare, temo di cadere, di vomitare, ma piano piano il fisico si acquieta e posso riprendere il cammino. L’acqua riequilibra le forze e il tormento scema, lasciando il posto al piacere del passo.
A Pietracamela scavalco più agevolmente la frana da sopra e sono al bar del paese, dove birra e toscano concludono il programma di una giornata che ha faticosamente centrato tutti i suoi obiettivi.