Monti Invisibili
Traversata Pescasseroli - Sulmona
Quota 2.129 m
Data 20-22 agosto 2018
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello in salita 2.502 m
Dislivello in discesa 3.263 m
Distanza 68,02 km
Tempo totale 20:11 h
Tempo di marcia 18:53 h
Cartografia Il Lupo: Monti Marsicani, Altipiani Maggiori d’Abruzzo, Genzana - Rotella
Descrizione Primo giorno (5:16 h, +840 m, -468 m, 19,75 km): in corriera a Pescasseroli (1.154 m); poi per i Colli Alti (1.424 m, +53 min.), il Rifugio Prato Rosso (1.536 m, +53 min.), il Valico del Campitello (1.866 m, +50 min.), lo Stazzo di Camporotondo (1.700 m, +34 min.), lo Stazzo di Ziomas (1.590 m, +55 min.) e Passo Godi (1.547 m, +53 min.).
Secondo giorno (6:15 h, +749 m, -937 m, 20,46 km): da Passo Godi (1.547 m) per il Valico dello Scalone (1.926 m, +1 h), lo Stazzo Mantruccie (1.740 m, +22 min.), lo Stazzo Santa Maria (1.805 m, +35 min.), il Rifugio Il Prato (ex Stazzo le Pratelle, 1.570 m, +1,17 h), la stazione di valle delle piste di Monte Pratello (1.312 m, +37 min.), la Madonna della Portella (1.271 m, +34 min.), Rivisondoli (1.302 m, +28 min.) e Pescocostanzo (1.382 m, +50 min.). Avvistati numerosi rapaci.
Terzo giorno (8:40 h, +913 m, -1.858 m, 27,81 km): da Pescocostanzo (1.382 m) per la stazione a monte della seggiovia (1.753 m, +54 min.), la Cima della Fossa (1.990 m, +49 min.), Monte Rotella (2.129 m, +50 min.), il Terminone (1.689 m, +1,56 h), Pietra Maggiore (1.605 m, +18 min.), Fonte Pacile (988 m, +1,19 h) e Sulmona (400 m, +2,06 h). Avvistati numerosi rapaci, un branco di camosci sotto Monte Rotella e un gran numero di grilli, farfalle e mantidi religiose.
059 Sulmona Ponte Capograssi Morandi
058 Sulmona Piazza Garibaldi
057 Sulmona Piazza Garibaldi
056 Verso Sulmona
055 Fonte Pacile
054 Verso Sulmona
053 Semprevivo
052 Il Terminone
051 Verso Sulmona
050 Morrone e Majella
049 Verso Sulmona
048 Verso Sulmona
045 Monte Rotella
044 Verso Monte Rotella
043 Verso Monte Rotella
041 Verso Monte Rotella
039 Pescocostanzo
038 Pescocostanzo
037 Pescocostanzo
036 Pescocostanzo Municipio
035 Pescocostanzo
034 Pescocostanzo
033 Rivisondoli Porta al Vico del Colle
032 Rivisondoli
031 Rivisondoli Chiesa del Suffragio
030 Rivisondoli Porta d Antonetta
029 Madonna della Portella
028 Madonna della Portella
027 Piano delle Cinque Miglia
026 Me
025 Bocche Chiarano
024 Bocche Chiarano
023 Stazzo Santa Maria
022 Il Casone
021 Stazzo Mantruccie
020 Stazzo Mantruccie
019 Verso lo Stazzo Mantruccie
018 Valico dello Scalone
017 Valico dello Scalone
016 Passo Godi
015 Passo Godi
014 Passo Godi
013 Stazzo di Ziomas
012 Serra di Ziomas
011 Serra di Ziomas
010 Stazzo di Camporotondo
008 Stazzo del Campo
007 Valico del Campitello
006 Valle dei Codacchi
005 Rifugio Prato Rosso
004 Verso Prato Rosso
003 Verso i Colli Alti
001 Pescasseroli
Traversata Pescasseroli - Sulmona, 20-22 agosto 2018
Pescasseroli - Passo Godi, 20 agosto 2018. Non ho mai amato la corriera come mezzo per viaggiare, preferendo il più affascinante treno.
Eppure questa mattina, nel brulichio della stazione delle autolinee di Roma Tiburtina, sono riaffiorate alla mente scintille di piacevoli e avventurosi viaggi trascorsi. Il primo mitico Greyhound in giro per l’America profonda; le selvagge carrozzabili islandesi; le lunghissime percorrenze in Sud e Centro America; le rosse strade australiane.
Il treno mantiene il fascino della solitudine e della cesura con la civiltà, ma il pullman t’immerge nella vita più vera e minuta, quella di tutti giorni del territorio che stai attraversando.
E così alle dieci sono nella sempre piacevole Pescasseroli vacanziera, dove bar e vie affollati tradiscono che da queste parti pochi vengono per scarpinare.
Io invece ho intenzione di camminare per i prossimi tre giorni per raggiungere Sulmona e subito mi accoglie una pineta dai graditi sentori alpini.
L’antico tratturo verso i Colli Alti si snoda ora in un susseguirsi di vallette merlettate di vetusti e muscosi muretti a secco.
Mentre Prato Rosso tiene alto il suo nome con fragole e lamponi, ecco l’omonimo rifugio e il mio cammino volge nell’ombrosa faggeta verso la Valle dei Codacchi.
Il cielo incupisce mentre m’inerpico ai 1.866 metri del Valico del Campitello, zona di remota e selvaggia bellezza dove bruca uno sparuto gregge. Due chiacchiere col pastore slavo prima di scendere allo Stazzo di Camporotondo.
Il cammino di rifà carrareccia, alternando valli aperte e boschetti, sole e nembi, in un’abbondanza di verde e di fiori che rende gradita anche la generalmente arida fine d’agosto.
Allo Stazzo di Ziomas non posso esimermi dal salutare il baffuto pastore e dal ricevere le feste dai suoi socievoli cani.
Con passo lesto raggiungo Passo Godi, per una birra e patatine appena prima del diluvio.
Sono ottimamente alloggiato all’Hotel Paradiso, fra poco si cena; ma prima è tempo di una pipa.
Passo Godi - Pescocostanzo, 21 agosto 2018. Niente di meglio di una partenza presto al mattino, destando con gli scarponi un mondo ancora assopito e ricoperto di rugiada.
La zampogna di alcuni pellegrini molisani accompagna i miei primi passi nel bosco oscuro verso il Valico dello Scalone. La luce riconquista le creste, mentre la notte si trincera inutilmente sul fondo delle valli.
Dai 1.926 metri del valico si apre un mondo diverso e solitario che per crinali rocciosi e campi ondulati dal Greco se ne va alla Serra Sparvera.
In una condizione di splendido isolamento attraverso abbandonati stazzi e arrivo infine alle piste da sci, che seguo lungamente fino alla base degli impianti. Rifugi, ristoranti, funivie e cannoni sparaneve: tutto è fermo, immobile, assopito in una condizione estiva che non si è saputo valorizzare come quella invernale.
L’asfalto morde ora i miei scarponi che cambio con un più confortevole paio di sandali.
Traverso a lungo lo sconfinato Piano delle Cinque Miglia per approdare infine alla piacevole Rivisondoli. Ancora una manciata di chilometri per l’antica e affollata Pescocostanzo.
Una birra e un panino prima di allocarmi nel B&B Il Camoscio. Dal balcone dell’alloggio, di fronte a me, il Quarto Santa Chiara e il gruppo del Secine.
Cala lieve la sera, il momento della giornata più triste e malinconico per i viaggiatori solitari.
Pescocostanzo - Sulmona, 22 agosto 2018. La traversata odierna è stata il calco di quella di ieri: tanto profonda e nascosta per valli quella, quanto aerea questa, su una lunga cresta di oltre venti chilometri che a tratti è sembrata interminabile.
Solita partenza mattutina e in breve guadagno il crinale ventoso che mi guiderà per le ore a venire.
A ovest sono ancora ben visibili i territori del Parco Nazionale d’Abruzzo dai quali provengo, mentre a est la Majella, al cui parco ora appartengo, è ancora un’elevazione lontana.
Il cammino procede agile sull’ampia cresta che lascia libero lo sguardo in ogni direzione in un’aerea visione di libertà.
Scavalco Cima della Fossa ed ecco i 2.129 metri del Monte Rotella, quota più elevata di questa avventura.
Ora si apre territorio incognito. La cresta si fa frastagliata e meno camminabile in una successione di saliscendi rocciosi, sempre però ottimamente accompagnati da un’infinita teoria di ometti e popolati di purpurei semprevivi di dimensioni ragguardevoli.
Un branco di camosci mi scorge e fugge lesto, grilli e farfalle assaltano il mio incedere e numerosi rapaci incrociano nel cielo.
La cresta scende con una lentezza esasperante, il caldo aumenta e il cammino mi sembra infinito verso una Sulmona che ho da alcune ore davanti.
Il Terminone e la Pietra Maggiore sfilano rapidi ma mi vedono ancora a oltre 1.600 metri di quota, mentre numerose mantidi richiedono attenzione per non essere schiacciate e campi di cardi violacei mordono le mie tibie.
Finalmente cespugli di more succose giungono a rinfrancare il palato e annunciano i 988 metri dell’ombrosa Fonte Pacile, che è un tuffo rigenerante in un’acqua cristallina.
Sulmona è ormai a portata di piedi e presto gli scarponi assaggiano di nuovo un asfalto sul quale i sandali offrono nuova comodità.
Soliti sguardi perplessi accompagnano il mio passo zaino in spalla per le vie della cittadina. Poi una belga San Benoit prima di raggiungere Ponte Capograssi – progettato dall’ingegner Morandi – e acchiappare il bus che mi riporterà a Roma.