Periplo delle Mainarde
Quota 1.967 m
Data 14 maggio 2022
Sentiero segnato
Dislivello 1.513 m
Distanza 26,48 km
Tempo totale 9:17 h
Tempo di marcia 8:29 h
Cartografia Il Lupo Parco Nazionale d’Abruzzo
Descrizione Da Prato di Mezzo (1.430 m) per il Vallone della Meta, il Passo dei Monaci (1.967 m +1,20 h), la Valle Pagana, la sorgente di quota 1.769, Le Forme (1.403 m, +1,22 h), la Fonte Campogliona (1.244 m, +39 min.), il sentiero M6, il sentiero N2, la Ferruccia (1.660 m, +2,10 h), il Passo della Tagliola (1.782 m, +40 min.), gli Stazzi della Valle Venafrana (1.705 m, +30 min.), il Passo della Crocetta (1.845 m, +32 min.) e Prato di Mezzo (+1,16 h). Trovato ordigno bellico a quota 1.139 della Valle di Mezzo e numerose schegge di bomba nella zona della Valle Venafrana. Avvistati due camosci vicino al Passo dei Monaci. Splendida e faticosa escursione in ambiente primordiale e selvaggio.
047 Me
046 Verso Prato di Mezzo
045 Monte Cavallo
044 Dal Passo della Crocetta
043 Stazzi della Valle Venafrana
042 Valle Venafrana
041 Schegge di bomba
040 La Ferruccia
038 Proiettile artiglieria
037 Proiettile artiglieria
036 Inizio sentiero N2
035 Verso Fonte Campogliona
034 Le Forme
033 Le Forme
032 Le Forme
031 Le Forme
030 Valle Pagana
028 Valle Pagana
025 Valle Pagana
024 Sorgente di quota 1.769
023 Sorgente di quota 1.769
022 Valle Pagana La Meta
021 Valle Pagana
020 Valle Pagana La Meta
019 Valle Pagana La Meta
018 Valle Pagana
017 Valle Pagana La Meta
016 Valle Pagana
015 Valle Pagana La Meta
014 Passo dei Monaci
013 Passo dei Monaci
012 Passo dei Monaci
010 La Meta
009 La Meta
007 Pratolungo
006 Pratolungo
005 La Meta
004 Vallone della Meta
003 Vallone della Meta
002 Vallone della Meta
001 Vallone della Meta
000 Mainarde Altimetria
Periplo delle Mainarde, 14 maggio 2022. Il territorio è un vecchio amico; e quando è un po’ di tempo che non lo vedi, è bene incontrarlo da solo, senza la distrazione di un’altra presenza. Se poi il territorio è quello delle Mainarde, un po’ scorbutico e selvatico nella sua sconvolgente bellezza, allora meglio non farlo innervosire con chiacchiere e ciarle, ma godere in silenzio delle profondità, dei mormorii e dei borbottii che è in grado di offrirti.
E poi questa settimana avevo bisogno di una defatigante camminata solitaria, che mi portasse a calcare i sentieri incogniti di questo maestoso e isolato gruppo montuoso.
Prima sotto un cielo di genziana su per il morbido Vallone della Meta, lungo i segni di una primavera finalmente sbocciata, con le foglie tenere che ancora si stiracchiamo fuori dalle gemme. Poi dalle pietrose atmosfere di alta quota del Passo dei Monaci, a fil di confine fra tre regioni, giù nelle remote solitudini del versante molisano.
Sotto lo sguardo vigile della Meta e del suo Gendarme, inizio quindi a scivolare su solide lingue di neve giù per la Valle Pagana, in un entusiasmante scenario primordiale dai sentori alpini. Alcuni camosci, ancora in divisa invernale, mi guardano indifferenti e il passo è tanto lesto da farmi pensare che potrei allungare il mio già lungo cammino verso ulteriori mete.
Una faggeta quasi vetusta accoglie ora i miei passi con i raggi che baluginano fra le giovani foglie, mentre ovunque gorgogliano le acque del disgelo.
Ai 1.403 metri del piano delle Forme impegno un solitario rettilineo asfaltato che costeggia a lungo la boscosa scogliera delle Mainarde ormai alta nel cielo. Caldo e sete iniziano un martellare le tempie, smorzando un po’ l’entusiasmo del cammino e facendomi ripensare sui supposti allungamenti.
Continuo a scendere accaldato in un bosco dove anche i faggi assumono una veste da macchia mediterranea. Agogno la prossima Fonte Campogliona per una bella rinfrescata, ma la trovo secca come il terreno di questa balorda stagione arida. Fortunatamente sono ben equipaggiato di acqua.
Bosco, bosco e ancora bosco, remoto, isolato, selvaggio; silenzioso e solitario. Arrivo al bivio col sentiero M2, ma non lo vedo: al suo posto una traccia piuttosto chiusa che scende ancora. Decido di continuare sull’M6 che mi permette di tagliare un po’ i trenta preventivati chilometri e soprattutto di perdere meno quota. Cammina cammina, sali e scendi, e poi appare inaspettato il segnavia N2, non riportato sulla mia carta e neanche sulla mappa digitale del gps: al suo posto solo curve di livello. Ma la direzione è quella e mi permette, da circa 1.100 metri di quota, di riprendere a salire verso le Mainarde senza perderne altri 250; inoltre l’N2 è il sentiero che dalla Valle Venafrana porta a Prato di Mezzo e che dovrei percorrere nelle prossime ore.
E l’idea di una deviazione verso l’Eremo di San Michele va definitivamente a farsi benedire. Perché una lunga escursione è un po’ come fare l’amore; quando inizi, pensi: “Oggi ne faccio due!” Poi fatichi a portare a termine la prima.
Pochi passi ed ecco un grande proiettile di artiglieria a ricordare che qui correva la linea Gustav e che queste montagne sono state teatro di aspri combattimenti durante l’ultima guerra.
La salita impegna un ripido tratturo che diviene presto sentiero fra cupi faggi svettanti. Sto allerta a individuare i segni, annuso sospettoso ogni deviazione che potrebbe celare la giusta direzione. Su a svolte sempre più ripidamente fino a inerpicarmi fra massi affioranti e scavallare finalmente nelle nebbie ai 1.660 metri della Ferruccia.
Un remoto cammino fra dossi erbosi mi porta fra il Passo della Tagliola e la Valle Venafrana, dove spuntano a ogni passo schegge di bombe.
Il Passo della Crocetta mi regala una vista da saga nordica su piani verdeggianti costellati di massi e solcati dagli innumerevoli ruscelli delle acque del disgelo.
Le gambe sono stanche, l’animo appagato dalla lunga chiacchierata con questo vecchio amico. Sono ormai pronto per suggellarla con un boccale di bionda nel bar del primo paese.