Monti Invisibili

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Mosaici digitali
Generalmente i 6, 12, 16 megapixel dei nostri apparecchi sono più che sufficienti per i comuni scopi fotografici: basti pensare che con 12 megapixel di risoluzione possiamo ottenere stampe di alta qualità fino a 36x25 cm di grandezza. A volte però possiamo desiderare stampe di dimensioni maggiori e dall'estesa gamma tonale o semplicemente un'immagine di risoluzione più elevata che possa essere ingrandita al computer senza una significativa perdita di dettaglio, evidenziando quello che è difficile o impossibile vedere a occhio nudo. A meno di non volersi dotare di una nuova fotocamera – e comunque le risoluzioni disponibili non sono infinite – ci sono due soluzioni: l'interpolazione e lo stitching.
La prima è una procedura che permette di aggiungere pixel dove non ci sono e, per quanto precisi possano essere i software di interpolazione, porta in ogni caso a una perdita progressiva di qualità mano a mano che aumentano le dimensioni. Lo stitching, dall'inglese cucire, consente invece di partire da una fotocamera con una risoluzione data per creare immagini di risoluzione dieci, venti, trenta, cinquanta, cento volte superiore, semplicemente unendo più scatti; le dimensioni finali sono più che altro limitate dalla pazienza nello scattare e dalla potenza del computer a disposizione. Senza addentrarci nelle tecniche (e nei problemi) dello stitching professionale, vediamo un modo semplice e rapido per ottenere questi mosaici.

Lo scatto La tecnica è la stessa utilizzata per la realizzazione di foto panoramiche e anche in questo caso i soggetti migliori sono quelli statici, con un andamento parallelo rispetto al piano focale della fotocamera: ad esempio un panorama, una catena di montagne, un grande affresco, la facciata di un palazzo o di una chiesa. Eventuali soggetti in movimento all'interno nei singoli scatti potranno risultare poi tagliati o al contrario presenti più volte nel medesimo mosaico.
Per la ripresa è indicata una fotocamera reflex, che consente il pieno controllo dell'inquadratura, ma nulla impedisce l'impiego di una compatta. I migliori risultati si ottengono utilizzando una focale intermedia, intorno ai 35-50 mm nel formato DX, che permette di lavorare a mano libera. La ripresa richiede una buona profondità di campo e di conseguenza diaframmi relativamente chiusi, con valori compresi fra f8 e f16.
Gli scatti devono essere eseguiti tutti con la medesima esposizione e le stesse impostazioni di bilanciamento del bianco e sensibilità, escludendo qualunque parametro automatico che possa variare i risultati tra un'immagine e l'altra. Utilizzate quindi l'esposizione manuale o la funzione AE Lock regolandola sulla parte più significativa del mosaico, generalmente quella che si inquadra con il sole alle spalle. Evitate anche il polarizzatore, che produce vistose differenze di esposizione sul cielo. Gli scatti dovranno avere una sovrapposizione di circa il 30% e possono essere realizzati sia su singola riga (in questo caso conviene tenere la fotocamera in verticale) sia su più righe (in questo caso la sovrapposizione deve essere sia orizzontale che verticale).
Un suggerimento per la realizzazione è di utilizzare come guide i riferimenti dell'autofocus presenti all'interno del mirino delle reflex: tenendo presente il particolare del paesaggio che in uno scatto cade proprio sul riferimento più a destra, nello scatto successivo lo si pone su quello più a sinistra e così a seguire.

Lo stitching Diversi software permettono di cucire insieme più immagini. Alcuni sono già a corredo delle compatte digitali, come Panorama Maker di Nikon e PhotoStitch di Canon. Altri sono scaricabili dalla rete: freeware, demo o a pagamento; fra questi Autostitch (www.cs.ubc.ca/~mbrown/autostitch/autostitch.html), Hugin (http://hugin.sourceforge.net), PTgui (www.ptgui.com).
Anche Photoshop permette queste fusioni sotto il menu File>Automatizza>Photomerge. Una volta lanciata la funzione, è sufficiente indicare al programma le foto da unire e cliccare OK. Creata l'anteprima è possibile lavorare sulle singole immagini correggendone allineamento, orientamento e prospettiva prima di dare l'OK per la creazione del file definitivo. In alternativa si può scegliere la fusione totalmente automatica. Ottenuto il mosaico potete applicare le regolazioni tonali e cromatiche desiderate, poi riducete l'immagine a un unico livello e rifilatela con lo strumento Taglierina.
Per la fruizione potete stamparla presso un laboratorio che tratti grandi formati o godervela al computer. In questo caso potete anche esportarla con Zoomify, una funzione di Photoshop che permette di esplorare un'immagine con modalità analoghe a GoogleMaps. Aperta la foto, selezionate File>Esporta>Zoomify; nella finestra di dialogo potete applicare le preferenze di salvataggio, compresa la dimensione in pixel della finestra di visualizzazione. Questo formato ben si presta alla pubblicazione sul web di immagini ad alta risoluzione, in quanto il file viene diviso in tanti piccoli settori in formato jpg, potrà poi essere visionato con qualsiasi interfaccia Flash (presente nella maggioranza dei browser) e l'utente non scarica l'intera immagine ma solo la porzione che sta vedendo, con un download estremamente leggero anche per file pesanti.
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