Monti Invisibili
Val di Sole 2008 - Monte Vioz
Quota 3.645 m
Data 9 agosto 2008
Sentiero segnato
Dislivello 1.349 m
Distanza 12,04 km
Tempo totale 7:40 h
Tempo di marcia 6:35 h
Cartografia Kompass 072 Parco Nazionale dello Stelvio
Descrizione Dal Rifugio Doss dei Cembri (2.315 m) per il Rifugio Mantova (3.535 m, +2,45 h) e la vetta (+25 min.). Deviazione per la vicina Cima Linke (3.631 m, +15 min.) e ritorno (3,10 h). Duecentesimo chilometro di dislivello in salita a quota 3.142 mt.
082 Funivia per Pejo
078 Cima Linke
077 Dalla Cima Linke
076 Filo spinato sotto il Vioz
075 Panorama dal rifugio Mantova
074 Verso Monte Vioz rifugio Mantova
073 Verso Monte Vioz rifugio Mantova
072 Verso Monte Vioz
071 Verso Monte Vioz
069 Verso Monte Vioz
068 Doss dei Cembri
Monte Vioz, 9 agosto 2008. Quota 200.000* è stata raggiunta, in compagnia di Roberto, amico e compagno di tanti viaggi e tanti sentieri.
E ora? Mi sento come se mi mancasse qualcosa. I 200 sono passati e i 300 sono lontani. Ma come dicevo non sono certo una meta, ma solo una tappa, un rifugio, un’anticima verso nuovi sentieri, nuove vette.
Come è andata? Siamo partiti da Peio per due lunghi tratti di ovovia e seggiovia, alla volta dei 2.315 metri del Doss dei Cembri; da lì abbiamo attaccato questa ripida montagna di roccia rossa, scura, rugginosa, sotto un cielo di nubi che presto abbiamo lasciato sotto di noi. Nutrito convoglio di salita verso questo 3.645 che non presenta altre difficoltà se non la quota. Insieme a noi Luciano, un simpatico e ben allenato signore di Cles, che con il suo cane Lampo se n’è salito allegramente dal termine della prima funivia. Presto i miei passi e quelli di Roberto hanno iniziato, come al solito, a prendere ritmi diversi ed ero solo quando a quota 3.142 ho raggiunto i miei 200.000 metri di salita. E poi via verso il rifugio Mantova e la vetta acuminata. La vista spazia ininterrotta a giro di orizzonte su cime dai nomi sconosciuti, tranne il Cevedale, e sulla lunga e lontana valle di Peio. Con Luciano raggiungiamo in pochi minuti la vicina e ancora più panoramica Cima Linke e la vista sprofonda su lontane vallate solcate da ghiacci. Il rincontro con Roberto è l’occasione per festeggiare con un goccio di genziana. Poi i piedi ci riportano dalla neve, alle rocce, ai fiori, alle piante, fra discorsi da maschi, barzellette e reminescenze di altri sentieri, altri viaggi, altre vette.
Ma alla fine cosa mi spinge su per le montagne? Cosa è tutto questo andar per monti senza costrutto? In parte sicuramente il desiderio di lasciarsi alle spalle, anche solo per poche ore, l’artificiale vita cittadina. Ma il piacere della scoperta, dell’esplorazione è sopra tutto.
L’escursione in montagna, il trekking di più giorni sono un viaggio condensato in poche ore, con tutte le emozioni, i problemi, le sensazioni, le gioie, i dolori di una grande avventura: la pianificazione, la preparazione dei bagagli, la partenza, l’arrivo, le scoperte, la fatica, gli incontri, lo stupore, la voglia di tornare, la voglia di continuare. E poi c’è il potere catartico della fatica, perché nonostante la loro opposta natura, un rapporto diretto collega il piacere con la pena. Chi cammina in montagna sa che deve attendersi rudi fatiche, ma dalla fatica nasce la forza e dalla forza il piacere.
O forse solo il piacere di camminare, perché la vera meta è la salita, non la vetta.
Da domani si iniziano a costruire i 300.000, con una bella scarpinata sulle Dolomiti del Brenta. Che possa percorrere molti dei prossimi 100 insieme a Vittoria.
* 200.000 metri di dislivello cumulato in salita