Monti Invisibili

Monte Priora e Tempio della Sibilla

Quota 2.332 m

Data 28 agosto 2020

Sentiero parzialmente segnato

Dislivello 1.607 m

Distanza 23,53 km

Tempo totale 10:03 h

Tempo di marcia 8:23 h

Cartografia CAI Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Descrizione Dal parcheggio delle gole (905 m) per le Pisciarelle (o La Stretta) e l’ingresso delle Gole dell’Infernaccio (860 m, +15 min.), il bivio per l’eremo (955 m, +20 min.), l’Eremo di San Leonardo (1.128 m, +20 min.), il fontanile secco (1.607 m, +1,05 h), il Casale I Grottoni (1.619 m), il Tempio della Sibilla (1.610 m, +20 min.), la Cengia delle Ammoniti (1.620 m, +5 min.), Monte Priora (2.332 m, +2,04 h), l’accidentata cresta nordest fino al Casale delle Murette (1.794 m, +1,16 h), il Casale della Priora (1.800 m, +34 min.), l’Eremo di San Leonardo (+1,16 h) e il parcheggio (+48 min.). Escursione difficile e spettacolare in buona parte su tracce di sentiero non segnato. Avvistate numerose mantidi religiose.

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Traccia GPS

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057 Gole dell'Infernaccio

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056 Calcatreppola ametistina

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055 Casale della Priora

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054 Casale delle Murette

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053 Ara della Regina

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052 Cresta nordest

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051 Me

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050 Monte Priora

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047 Cresta della Sibilla Vettore e Gran Sasso

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045 Casale della Priora

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043 Verso Monte Priora

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041 Verso Monte Priora

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040 Cengia delle Ammoniti

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039 Cengia delle Ammonit iragno

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038 Cengia delle Ammoniti

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037 Cengia delle Ammoniti

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036 Me

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034 Tempio della Sibilla

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033 Tempio della Sibilla

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032 Tempio della Sibilla

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030 Fontanile secco

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029 Le Vene

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028 Monte Sibilla

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027 Gole dell'Infernaccio

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025 Fontanile secco

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024 Gole dell'Infernaccio

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023 Gole dell'Infernaccio

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022 Gole dell'Infernaccio

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021 Verso I Grottoni

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020 Il Pizzo

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019 Verso I Grottoni

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018 Eremo di San Leonardo

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017 Eremo di San Leonardo

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016 Gole dell'Infernaccio

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015 Gole del'lInfernaccio

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014 Gole dell'Infernaccio

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013 Gole dell'Infernaccio

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012 Gole dell'Infernaccio

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011 Gole dell'Infernaccio

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010 Gole dell'Infernaccio

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009 Gole dell'Infernaccio

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008 Gole dell'Infernaccio

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006 Gole dell'Infernaccio

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005 La Stretta

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004 Le Pisciarelle

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003 Gole dell'Infernaccio

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002 Parcheggio Gole dell'Infernaccio

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001 Parcheggio Gole dell'Infernaccio

Monte Priora, 28 agosto 2020. Oggi mi sono spinto ai confini del mondo conosciuto, verso quel versante nordorientale dei Monti Sibillini che ha richiesto oltre tre defatiganti ore di guida, per tacer del ritorno. Ma quando si tiene famiglia a volte è più semplice rientrare tardi che rimanere fuori.

Tuttavia la fatica è stata ampiamente compensata dalla scoperta di un territorio superbo, solitario e selvaggio, come ambiscono i miei scarponi; e con la visione di inaspettate opportunità di avventura proprio in un momento in cui mi sembrava di non riuscire a trovare nuovi percorsi appenninici d’interesse.

Dei Sibillini in questi anni ho calcato tutte le creste, raggiunto tutte le vette, ricavandone però una conoscenza limitata dei tanti percorsi alternativi per arrivare in cima. E, come ormai ho imparato, la montagna è più nei cammini per la vetta che nella vetta vera è propria. La vetta è un elemento puntuale e finito; le linee che a questa tendono sono virtualmente infinite.

E così – dopo i prediletti e selvaggi massicci della Laga e della Majella – aggiungo alla lista anche queste montagne, grazie a un itinerario spettacolare che attraverso le affascinanti Gole dell’Infernaccio mi ha condotto alla panoramica sommità del Priora, non prima però di aver deviato alla ricerca di un arco naturale e di pareti incastonate di fossili. Ma andiamo con ordine.

Partenza alla 4, con tutte quelle ore al volante che a momenti divento scemo. Alle 7,30 sono al parcheggio delle gole e m’introduco in un mondo oscuro di pareti verticali dove, a dispetto di un’estate arida, rivoli e cascate scendono copiosi da ogni dove.

M’incuneo in antri che sembrano grotte e si allargano poi in anse boscose; attraverso ponticelli sulle acque turbinose del Tenna e in breve sono al bivio per l’Eremo di San Leonardo: oltre non è possibile proseguire nelle gole per una recente ordinanza a seguito di una frana.

Nella faggeta cupa e svettante salgo rapido verso l’eremo che padre Pietro, il Muratore di Dio, ha ricostruito con le sue mani sulle precedenti rovine, in uno strano stile gotico-romanico. Oltre quarant’anni di fatica e passione: ora padre Pietro non c’è più e la solitudine del luogo evoca una sorta di naturale misticismo.

Il sentiero risale ora ripido e marcato la grande montagna, con precipitose viste sulle forre e sui ripidi contrafforti della Sibilla, resi ancora più evidenti da un sole radente. Tante tracce attirano la mia attenzione e richiederanno un attento studio della cartografia.

A quota 1.600 un riarso fontanile mi apre la visione di un mondo nuovo e su un’esile ma evidente traccia mi avventuro lungo l’esposta Cengia delle Ammoniti, sotto fasce rocciose nelle quali spiccano qua e là i fossili di questi cefalopodi a spirale estintisi 65 milioni di anni or sono.

Ed ecco il Tempio della Sibilla, arco di roccia che si eleva da uno sperone lanciato sulle gole e sulla valle del Tenna. Mi fermo nel vento a respirare spazio e luce.

Il percorso si fa ripido, scalettato, a tratti affilato su panoramiche soddisfazioni che a ogni passo svelano un mondo sconosciuto. Alle spalle della Sibilla sorgono il Vettore, il Redentore e il più lontano Gran Sasso, mentre a est l’Adriatico risplende nelle brume.

La croce di vetta penetra nel blu; carico una pannocchia e mi stendo a godere del fumo, del sole, della quota, della fatica compiuta, lasciando briglia ai pensieri che seguono le mille direzioni di spire e volute.

Sarei potuto non essere solo oggi se fosse venuta la mia amica (e inesorabile montanara) Sara. Sarebbe stata la stessa escursione? Impossibile! Diverso il passo, diverse le scelte e i tempi, molte le chiacchiere. Ora non sarei qui a fumare e ogni scelta ne preclude un'altra, indirizzando, come uno scambio, il treno verso una diversa destinazione, un diverso mondo. Applicando ai grandi sistemi la teoria quantistica, ogni mondo possibile coesiste parallelamente a tutti gli altri, in un’infinita duplicazione nella quale davanti a ogni scelta – sentiero che sale o sentiero che scende – l’universo si biforca in altri due universi: in uno saliamo, nell’altro scendiamo.

Forse troppo sole e troppo fumo. Per la discesa impegno la panoramica e dissestata cresta settentrionale. Da esposte rocce rosate a purpurei prati pettinati dal vento, scoprendo i diruti casali delle Murette e dalla Priora.

Individuo un nascosto percorso pastorale e in numerose svolte sono di nuovo all’eremo, ora assediato da folle di gitanti nelle quali m’immergo ormai placido e soddisfatto.

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