Monte Ginepro
Quota 2.004 m
Data 12 ottobre 2019
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.442 m
Distanza 25,93 km
Tempo totale 10 h
Tempo di marcia 9:20 h
Cartografia Il Lupo Monti Ernici
Descrizione Dal Ponte dei Santi (682 m), per la Valle dell’Inferno, La Stretta, le sorgenti di Capo Fiume (920 m, +1,24 h), il Rifugio Pietra Acquara (1.236 m, +1,30 h), la sella di quota 1.477 (+1 h), Monte Prato (1806 m, +50 min.), La Lota (1.930 m, +1,03 h), Monte Ginepro (2.004 m, +20 min.), La Madonnina di Monte Bello (1.916 m), Fonte San Giovanni (1.230 m) e il Ponte dei Santi (+3,13 h). Escursione in ambiente solitario prevalentemente fuori sentiero o su sentieri inesistenti o mal segnati.
027 Certosa di Trisulti
026 Certosa di Trisulti
025 Da Monte Ginepro
023 Da Monte Ginepro
021 Monte Ginepro
020 La Lota
019 Rendinara
018 Verso La Lota
017 Mucche nella nebbia
016 Monte Prato
015 Cippo di confine papalino borbonico
014 Cippo di confine papalino borbonico
013 Verso Monte Prato
011 Verso Monte Prato
009 Sella di quota 1477
008 Rifugio Pietra Acquara
007 Rifugio Pietra Acquara
006 Verso il Rifugio Pietra Acquara
005b Valle dell'Inferno 13 marzo 1999
005 Valle dellI'nferno
004 Valle dell'Inferno
003 Valle dell'Inferno
002 Valle dell'Inferno
001 Ponte dei Santi
Monte Ginepro, 12 ottobre 2019. Il cammino e la lettura sono per me due facce della stessa medaglia: attività basilari che mi accompagnano ormai da decenni e senza le quali non potrei mantenere uno stato decente di sanità mentale. Perché come diceva Don Chisciotte – che di follia se n’intendeva – “Chi legge assai, e cammina assai vede molto e sa molto”.
D’altronde come il cammino è esplorazione di un territorio durante la quale la mente è libera di vagare, la lettura è esplorazione di spazi mentali, in un binomio che da ragione a Nietzsche: “Soltanto i pensieri nati camminando hanno valore”.
Eppure negli ultimi tempi ho difficoltà a trovare nuovi sentieri che mi vada di percorrere, nuovi libri nelle cui righe mi vada di perdermi. Meditando su una carta topografica, vagando fra gli scaffali di una libreria a volte mi attanaglia la sensazione che non ci siano più sentieri, che non ci siano più libri per me.
E allora, mai come quest’anno, ho ripreso in mano letture del passato, trovando nuove soddisfazioni in testi già noti ma dei quali conservavo solo flebili tracce nel mio animo: Simenon, Chatwin, Paperino, Shackleton, Steinbeck.
Perché allora non applicare il medesimo principio anche al cammino?
Erano vent’anni che mancavo dalla Valle dell’Inferno, quell’inciso e impervio vallone degli Ernici che fra cascate e passaggi arditi costituiva un must dei miei primi anni escursionistici. Ma questa volta l’idea è di forzare il passaggio nella valle e una volta giunti alle sorgenti cercare di raggiungere le creste oltre i duemila metri e realizzare un lungo anello.
Eccoci allora con Enrico a varcare la scaletta del Ponte dei Santi per introdurci in questo magico mondo di acqua e di roccia. Le cascatelle scendono rombanti e il nostro cammino si snoda oscuro in frequenti cambiamenti di sponda. Brevi e divertenti arrampicate, pozze cristalline, poi il fondo inizia a inghiottire l’acqua e purtroppo la bellissima cascata nell’arco naturale mi tocca vederla per la prima volta completamente a secco.
In una progressione resa agile dall’asciutto, la valle si allarga sotto faggi possenti e siamo ai prati e alle asciugate sorgenti di Capo Fiume. Scrutiamo il mondo intorno a noi: la via diretta per le creste ci porterebbe a sinistra ma dalle carte mi è sembrato di scorgere una più sicura direttrice in una diramazione del Vallone dell’Orso. E infatti il cammino è pervio e pian piano da un croccante fondo di foglie nel bosco prendiamo a calpestare una flebile traccia che infine si fa addirittura tratturo. E senza soverchie difficoltà siamo ai 1.236 metri dello scalcinato Rifugio Pietra Acquara.
Passato il tratto difficile rivelatosi facile è ora il tempo di quello facile che invece si rivela difficile. Nessuna traccia del percorso riportato sulla carta. Intraprendiamo così un ripido fuori sentiero fra antiche carbonaie verso la sella di quota 1.477 e di lì un’ancora più ripido crinale boscoso che fra cippi di confine papalino-borbonici ci conduce infine nei nembi ai 1.800 metri del Monte Prato.
Nelle brume la cresta si fa autunnale rendendo indecisa la nostra direzione. La croce de La Lota ci avvia sull’ultima rampa e ai 2.004 metri del Monte Ginepro squarci di nubi ci donano la visione di monti lontani.
Dalle aspre pietre sommitali caliamo in un bosco di foglie soffici che baluginano nel sole calante. Nel silenzio del pomeriggio guadagnamo sentieri che mi sono stati noti nel passato e con gli ultimi raggi che indorano la Certosa di Trisulti siamo di nuovo al Ponte dei Santi.