Monti Invisibili
Ferrata Brizio (o dei Ginepri)
Quota 2.903 m
Data 27 luglio 2001
Sentiero segnato
Dislivello 842 m
Tempo totale 10 h
Cartografia IGM 140 III NO Gran Sasso d’Italia
Descrizione Da Campo Imperatore per la la Sella del Brecciaio (2.506 m), il Passo del Cannone (2.679 m) e la vetta orientale del Corno Grande (2.903 m). Ritorno per la Sella dei Due Corni (2.547 m), l’attacco della via Danesi del Corno Piccolo (2.500 m), il Sentiero Brizio ricco di tratti ferrati con un punto molto esposto, cavi danneggiati e chiodi staccati, il rifugio Duca degli Abruzzi (2.388 m) e Campo Imperatore.
Quota 2.679 m
Data 29 luglio 2023
Sentiero segnato
Dislivello 1.151 m
Distanza 13.85 km
Tempo totale 9,04 h
Tempo di marcia 7:40 h
Cartografia Il Lupo Gran Sasso d’Italia
Descrizione Dalla Piana del Laghetto (1.650 m) per il Crocefisso dell’Arapietra (1.683 m, +6 min.), l’Albergo diruto (1.896 m, +29 min.), la Madonnina (2.007 m, +17 min.), il Rifugio Franchetti (2.433 m, +1 h), la Sella dei Due Corni (2.547 m, +22 min.), la Ferrata Brizio (2481 m, +19 min.), la Sella del Brecciaio (2.506 m, +2 h), il Passo del Cannone (2.679 m, +43 min.), la Sella dei Due Corni (+37 min.), il Rifugio Franchetti (+17 min.), la Madonnina (+53 min.) e la Piana del Laghetto (+37 min.). Ferrata Brizio agevole e bella con una lunga scala in salita più semplice da affrontare in questa direzione. Tratto ferrato esposto anche in discesa dal Passo del Cannone. Centinaia di escursionisti sui sentieri.
2001
145 029 Sentiero Brizio
145 028 Sentiero Brizio
145 023 Sentiero Brizio
145 022 Sentiero Brizio
145 021 Sentiero Brizio
145 015 Corno Grande Est
145 011 Verso Corno Grande Est
145 010 Verso Corno Grande Est
145 008 Verso Corno Grande Est
2023
046 Ortolano.
045 Crocefisso dell'Arapietra
044 Rifugio Franchetti
043 Dal Passo del Cannone
042 Verso il Passo del Cannone
041 Corno Piccolo
040 Corno Piccolo
038 Ferrata Brizio
037 Ferrata Brizio
036b Ferrata Brizio
036a Ferrata Brizio
036 Ferrata Brizio
035 Ferrata Brizio
033 Ferrata Brizio
032 Ferrata Brizio
031 Ferrata Brizio
030a Ferrata Brizio
030 Ferrata Brizio
029 Ferrata Brizio
028 Ferrata Brizio
027 Verso la Ferrata Brizio
026 Dalla Sella dei Due Corni
025 Sella dei Due Corni
024 Dalla Sella dei Due Corni
023 Sella dei Due Corni
022 Fiamme di Pietra
021 Rifugio Franchetti
019 CornoPpiccolo
018 La Madonnina
017 La Madonnina
016 Rifugio Franchetti
015 Verso La Madonnina
014 Verso La Madonnina.
013 Pizzo Intermesoli
012 Albergo diruto
011 Albergo diruto
010 Verso l'Albergo diruto
008 Arapietra gregge
006 Crocefisso dell'Arapietra
004 Arapietra
003 Piana del Laghetto
002 Piana del Laghetto
001 Dalla Piana del Laghetto
000 Brizio dislivello
Ferrata Brizio, 29 luglio 2023. Mamma! Mi sembra che nessuna parola possieda la bellezza, l’ampiezza, la profondità della parola Mamma. Forse la parola Pace, ma mi appare già inclusa nella parola Mamma. La parola Amore? La parola amore entra proprio in pieno nella parola Mamma.
Quando viene a mancare la mamma, viene a mancare un pilastro e bisogna iniziare a camminare da soli. Sembra quasi che si diventi pienamente adulti solo quando si perde la mamma e si fa un passo avanti verso la prima linea.
Mamma Paola è stata per noi – per me e le mie sorelle Livia e Claudia – una persona che ci ha dato molto. Ma qualsiasi figlio dice questo. Invece tanta gente incontrata in questi giorni mi ha fatto capire quanto mamma abbia dato tanto a tutti.
Per mamma non aveva significato la dicotomia di Fromm fra Avere o Essere. Per lei Essere era Dare. Doveva sempre dare qualcosa. E ha dato a tutti. Ha dato a noi, ha dato ai suoi sei nipoti, fra i quali mia figlia Vittoria. Dava ripetizioni di latino e di greco. Insegnava italiano ai nostri sacerdoti stranieri, fra i quali don Holin, oggi qui presente. E gli aiutava nelle omelie. Anzi sospetto che magari alcune delle prediche più noiose fossero proprio le sue.
Per me è difficile pensare a mamma scinta dalla parrocchia. Io e le mie sorelle siamo arrivati a Santa Paola nel 1974. Quando ci penso non mi sembra neanche un altro tempo, ma un altro pianeta. E mamma non se n’è più andata: la sua religiosità profonda, che aveva anche da ragazza, l’ha messa al servizio della parrocchia. Catechismo, azione cattolica, cuciniera nei tanti ritiri, segretaria. Era anche diacono e portava la comunione a quelle che lei chiamava le vecchiette: sì, perché tu sei una giovinetta, gli dicevo. Mamma aveva le chiavi e la mattina alle sette veniva materialmente ad aprire la chiesa. Tant’è che quando mia figlia o uno dei nipoti stavano male e serviva il suo aiuto, sorgeva il problema di come avrebbero fatto in parrocchia. E poi faceva tutt’e due le cose.
E poi c’è stato il rapporto con i parroci. Don Antonini, quello che c’era ai nostri tempi, e quindi don Mario. E mamma non gliele mandava a dire se non era d’accordo con qualcosa. Ricordo la litigata quando a metà degli anni novanta don Antonini volle arricchire la chiesa con queste scene della vita di Gesù, che a lei non piacevano proprio.
Credo che abbiano passato brutti momenti a volte don Antonini e don Mario.
Un’ultima cosa che mi viene in mente e della quale devo ringraziarla. Questi cinque anni della malattia di mamma sono stati lunghi e difficili, anche se non ho perso quasi un sabato dall’andarla a trovare, ed è stato un arricchimento anche questo. Credo nella vita adulta di non essere mai stato tanto con mamma come in questi cinque anni. E durante gli ultimi mesi della malattia brutta, da gennaio a oggi, mi ha accompagnato nel lutto. Per me il lutto non inizia oggi, ma è iniziato mesi fa, quando siamo stati vicini mentre si spegneva.
Quindi, per finire, un pensiero che vale per tutte le mamme che non ci sono più: Mamma è morta. Viva la Mamma!
Il mio ricordo durante le esequie
Il 25 luglio è volata via mamma e dopo una vita di sentieri, quale modo migliore per pensare e riflettere di una camminata in montagna?!
Nei primi mesi dell’anno 2000 iniziai – da solo e con l’amica Michela – a esplorare estesamente i sentieri più tra virgolette alpinistici del Gran Sasso. Percorsi che affrontavo con un misto di timore e incoscienza. Tant’è che a volte arrivavo anche solo a vedere dove iniziava una salita (ad esempio la Danesi) e poi però mi avviavo entusiasta su una traccia appena accennata che neanche sapevo dove conducesse. Vent’anni fa non esisteva infatti la possibilità di reperire informazioni escursionistiche in rete e per le guide c’erano quasi solo A piedi in… del solito Ardito e le obsolete Guide dei Monti d'Italia del CAI, quelle rilegate in ruvida tela grezza.
Così il 27 luglio del 2001, proprio con l’amica Michela, dopo aver girellato intorno al Calderone, essere saliti alla vetta orientale del Corno Grande, aver sbirciato timorosi l’attacco della Danesi, scoprimmo questa traccia che dalla Sella dei Due Corni se ne andava verso i salti di roccia del Vallone dei Ginepri.
Una scoperta e una follia. Era la Ferrata Brizio (pare che ora si chiami diversamente): una via dismessa dove incoscienti ed entusiasti ci avviammo, fra scalette fatiscenti, cavi penzoloni e chiodi che saltavano via. E non quei bei cavi di ora da 12 mm, ma delle robine da 6.
Ricordo soprattutto un punto (ora non più sul percorso): una cengia su una liscia parete verticale senza appigli, dove avevamo solo lo spazio per gli scarponi e si avanzava tirando a se questo cavo fatiscente.
Ne uscimmo fuori vivi ed ancora più entusiasti, tanto che a fine agosto prendemmo coraggio per la molto più sicura Danesi e al ritorno percorremmo di nuovo la Brizio. Ma poi decidemmo basta che se no ci saremmo ammazzati.
Poi cinque anni fa la Brizio è stata finalmente riarmata con attrezzature di prim’ordine ed ecco l’occasione per percorrerla nuovamente.
Col pensiero libero di vagare sugli scenari dolomitici di questo versante del Gran Sasso e di andare col ricordo a mamma.
Una via ferrata semplice e suggestiva, in molti tratti più sentiero attrezzato che ferrata. Con un nevaio residuo che ci ha un po’ rallentato e una lunga scaletta che è il passaggio chiave della via e che è sicuramente meglio prendere in questa direzione in salita che doverla attaccare in discesa.