Monti Invisibili

Traversata Oriolo - Manziana
Quota 425 m
Data 28 novembre 2013
Sentiero non segnato
Dislivello in salita 443 m
Dislivello in discesa 506 m
Distanza 22,96 km
Tempo totale 6:42 h
Tempo di marcia 5:50 h
Cartografia Il Lupo Monti della Tolfa
Descrizione Dalla stazione di Oriolo Romano (410 m) per la Mola del Biscione o Mola Vecchia (297 m, +53 min.), la traccia lungo il corso del Mignone con guado del fiume a quota 285 (+1,05 h) e poi per la strada forestale fino a Monterano (288 m, +1,10 h) con visita dell’antico feudo (+20 min). Poi per la Cascata di Diosilla (248 m, +33 min.), la Strada Provinciale 3a (312 m, +13 min.), Via Rimessaccia, Via Ponte del Diavolo, la Macchia di Manziana seguendo i sentieri D (+45 min.) e B, il Fontanile di Testa di Bovo (352 m, +24 min.), la Braccianese Claudia (+11 min.) e la stazione di Manziana (338 m, +16 min.). Splendida traversata in ambiente solitario e selvaggio al 75% su strade, carrarecce e tratturi e al 25% su sentiero e terreno d’avventura.
06 oriolo manziana dislivello

Traccia GPS

07 oriolo manziana dislivello
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032 Macchia di Manziana

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031 Fontanile Testa di Bovo

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030 Fontanile Testa di Bovo

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029 Macchia di Manziana

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025 Verso Macchia di Manziana

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024 Via Ponte del Diavolo

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022 Monterano San Bonaventura

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021 Monterano castello Orsini Altieri

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020 Monterano castello Orsini Altieri

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019 Monterano castello Orsini Altieri

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018 Monterano castello Orsini Altieri

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017 Monterano acquedotto

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016 Verso Monterano

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015 Verso Monterano

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013 Verso Monterano

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012 Verso Monterano

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011 Verso Monterano

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010 Mucca maremmana

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009 Funghi ganoderma

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008 Fiume Mignone

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007 Mola del Biscione

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005 Fiume Mignone

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004 Mola del Biscione

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002 Mola del Biscione

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001 Verso la Mola del Biscione

Treno per Oriolo Romano, 28 novembre 2013. A mio parere una delle esperienze escursionistiche più piacevoli è la gestione della camminata con i mezzi pubblici: la libertà di non lasciare dietro ai propri passi nulla dove dover tornare con una monotona spoletta o strologando articolati anelli. Purtroppo è esperienza rara, soprattutto in Appennino, dove i trasporti pubblici sono congegnati sulle esigenze lavorative e cronologicamente opposti alle più voluttuarie escursionistiche.
Ma qui si può, e allora eccomi in viaggio in una fredda e luminosa giornata di fine novembre verso Oriolo Romano, per cercare di realizzare una traversata che mi conduca a Manziana in tempo per il treno della sera.
 
Ore 9,30 Mola del Biscione, o mola vecchia di Oriolo, costruita nel 1573 dal feudatario Giorgio Santacroce per macinare il grano con le acque del Mignone.
Una piacevole strada campestre in un paesaggio confettato di brina mi ha recato qui. L’inverno improvviso ha colto impreparati gli alberi, che se ne stanno un po’ stupiti ancora in abiti autunnali. Qua e là spunta il basolato romano di questo diverticolo della Via Clodia e presto appaiono le fumarole di questa che fu anche un’antica stazione termale. Mentre osservo la cascata gettarsi nel quieto laghetto, un cormorano plana tranquillo nello specchio.
Intravedo la traccia del mio cammino: è tempo di andare.
 
Ore 12,30 Monterano vecchia. Il fumo di un toscano d’autunno scalda l’aria e l’animo in questo feudo abbandonato sulla cima di una rupe tufacea. Davanti a me la chiesa di San Bonaventura e cavalli bradi intorno alla fontana ottagonale.
Splendida camminata in ambiente selvaggio e solitario oggi e come osservava il teorico del cammino e della natura Henry Thoreau: “Non è importante quante miglia si percorrano e anche lo scenario naturale circostante non è essenziale: tutto dipende dall’acquisizione di uno “stato di grazia” interiore che comporta ampliamento di visione e una particolare visione delle cose”.
Dalla mola vecchia mi sono incamminato su un sentiero lungo il corso del Mignone. A volte lambisce l’acqua, altre si eleva alto sulle pareti basaltiche, mentre dagli alberi scende lieve e incessante una delicata nevicata di foglie. Dove le alte pareti hanno partorito la loro rocciosa progenie, la traccia si perde in labirinti di massi; altre volte sembra sparire nel folto, ma come quando non si riesce a distinguere una circostanza o un particolare perché ci si concentra troppo l’attenzione, basta distogliere leggermente lo sguardo per individuarla nuovamente, debole ma decisa.
A un certo punto non riesco più a proseguire: salgo, scendo, forzo, ma niente da fare. Poi mi convinco che lavarsi i piedi, fosse anche due volte nello stesso mese, male non fa e mi decido al guado. Con gli scarponi allagati, sull’altra sponda intercetto una strada forestale che ormai renderà piuttosto agevole il cammino.
Lunga ma mai monotona si dipana attraverso il selvaggio e solitario territorio dei Monti della Tolfa, popolato solo di mandrie di bianche maremmane dalle lunghe corna. Il tufo prende il posto del basalto e finalmente giungo in vista di Monterano, magica e deserta nel meriggio feriale.
 
Ore 16,00 Treno per Roma. Continuo a rilegare insieme strade, carrarecce, tratturi e rari sentieri. Alcune indecisioni mi costringono a tornare sui miei passi, ma questa camminata ha il sapore deciso e gradevole dell’avventura, dell’esplorazione. Lambisco un inaspettato e impenetrabile bosco di bambù e su terreno d’avventura mi immergo nell’ombrosa Macchia di Manziana. Un dedalo di strade solitarie richiede molto al Gps. Finalmente ecco in vista la Braccianese e il vicino abitato, giusto in tempo per il treno delle 15,30.
 
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