Come ti erudisco i pupi, 23 e 24 giugno 2012
Dopo la prima notte in roulotte dello scorso anno, è giunta l'ora di iniziare le nostre puzzole anche all'arte della tenda. E così con Vittoria, Elena, Giulia e Flavia (e genitori allegati), ci avviamo alla volta di Santo Stefano di Sessanio, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Il camping Gran Sasso è piccolo e spartano come desideravamo e, mentre Fabiana e la sua pancia si allocano efficientemente nelle fresche mura del borgo, noi ci cimentiamo nell'arduo compito di allestire le tende. In un battibaleno le nostre (mie e di Michele) poderose Quechua automatiche sono pronte; Valerio invece gioca a shanghai con la paleria delle sue antidiluviane canadesi, disturbato in ciò dal valido aiuto della pipinara.
Ma ecco che tutto è pronto e possiamo avviarci in esplorazione verso il castello di Ladyhawke: quella Rocca Calascio che non smette mai di stupire. Il sentiero, le rocce, le coccinelle, i fiorellini e gli gnomi che lasciano qualche caramella; a turno un bimbo piange sempre, qualcuno litiga, Valerio declama e tutti quanti ci divertiamo un mondo a fare i piccoli esploratori. Ci meritiamo un pozzo di coca cola.
Siamo di ritorno, agguantiamo Fabiana e mentre su New York (cioè Santo Stefano) calano le prime ombre della sera (citazione dotta), noi siamo già con le zampe sotto il tavolo a strafogarci di prelibatezze abruzzesi. Sbandando per il sonno giungiamo alle nostre tende, dove i rumori della natura cullano alfin i nostri sogni, mentre a Fabiana – la tapina – gli tocca ritirarsi nelle anguste coltri della sua stanza.
Il sole sorge a ora antelucana, l'asino raglia, la cornacchia strepita e alle sette siamo tutti in piedi; tranne Valerio che vuole fintare di dormire un'altra oretta. Con una fame lancinante e perché non riesco mai a stare con le mano nelle mano, mi accingo a smontare quello che posso, mentre le bimbe giocano, le donne ciacolano e Michele si fa addirittura la doccia.
Il tempo di una lauta colazione, durante la quale Giulia, Flavia, Vittoria ed Elena smontano la sala, e siamo pronti per la pugna. Sì, perché le tende Quechua sono uno scherzo da montare, ma per convincerle a rientrare nelle loro custodie bisogna essere ingegneri spaziali. Chiudi, riapri, tira, torci, spingi, smadonna: e il tutto con Fabiana che intanto giuliva riprende la scena col telefonino. Alla fine, sudati come pantegane, riusciamo nell'impresa, ma non è stato un bello spettacolo.
Campo Imperatore ci attende e lì di corsa sui prati contornati dalla stupefacente corona di montagne, fra fiori, mucche, cavalli e sfaldasce, prima del giusto pasto in quel del rifugio di Lago Racollo. Ma abbiamo sempre mangiato durante questo weekend?
E' tempo di volgere le ruote verso casa. E mentre bimbi e mamme si chiudono uno a uno come i fiori la sera, noi babbi con le palpebre pesanti ci accingiamo a due silenziose ore di guida, con il piacere di aver condiviso e tramandato alle nostre giovani marmotte emozioni e sensazioni già tante volte sperimentate.