Monti Invisibili
Anello della Monna
Quota 1.952 m
Data 23 settembre 2017
Sentiero parzialmente segnato
Dislivello 1.407 m
Distanza 20,42 km
Tempo totale 8:53 h
Tempo di marcia 7:51 h
Cartografia Il Lupo Monti Ernici
Descrizione Dalla Certosa di Trisulti (825 m) per la Sella Faito (1.665 m, +2,15 h), l’Aia della Rotonaria (1.775 m, +5 min.), Monte Rotonaria (1.750 m, +13 min.), la Croce della Rotonaria (1745 m, +5 min.), la Sella Faito (+12 min.), la Monna (1.952 m, +50 min.), Monte Fanfilli (1.952 m, +17 min.), lo Iubero dell’Ortara (1.840 m), Monte Ortara (1.908 m, +50 min.), fuori sentiero lungo il Fosso del Rassico, il Rifugio Fossa del Cavallo (1.205 m, +2,08 h), Colle del Vomero (1.121 m) e la Certosa (+56 min.). Tratto fuori sentiero sufficientemente percorribile con sporadici segni blu o rossi sugli alberi.
035 Certosa di Trisulti
034 Colle del Vomero
033 Rifugio Fossa del Cavallo
032 Verso Trisulti
031 Cappelletta Fosso del Rassico
030 Iubero dell Ortara
029 Verso Monte Ortara
028 Verso Monte Ortara
026 Cippo di confine papalino borbonico
025 Monte Ortara
024 Iubero dell Ortara
023 Verso Monte Ortara
022 Verso Monte Ortara
021 Verso Monte Ortara
020 Verso Monte Ortara
019 Campo Catino
018 Monte Viglio
016 La Monna
015 La Monna
013 Croce della Rotonaria
012 Croce della Rotonaria
010 Croce della Rotonaria
009 Monte Rotonaria
007 Aia della Rotonaria
006 La Monna
004 Certosa di Trisulti
003 Certosa di Trisulti
002 Certosa di Trisulti
001 Certosa di Trisulti
Anello della Monna, 23 settembre 2017. Ho sempre avvertito il fascino dei confini, questa sorta di linea immaginaria dalle conseguenza molto reali.
Ricordo ancora, durante gli anni di viaggi via terra in giro per il mondo, l’amalgama di eccitazione e timore che accompagnava l’avvicinarsi di una frontiera (chissà perché sovente notturne? forse per sfruttare la minore reattività di una mente addormentata): una combinazione di tensione, per gli eventuali problemi, e di eccitazione per l’ingresso in un altro paese.
E di problemi ce ne sono stati: arresti ed espulsioni (Romania, Lettonia e Perù), perdite di bagagli (Canada), perquisizioni minuziose (e queste neanche le elenco). Le più belle sono state quelle varcate a piedi in Centro e Sudamerica, transitando per larghe fasce di terra di nessuno, dove non eri né di qua né di là.
Ma le frontiere, i confini, sono sempre stati una promessa, un’attesa di qualcosa di sconosciuto, di diverso, di nuovo dall’altra parte. C’è chi i confini vorrebbe abolirli. Vi prego! No! Non ci rinchiudete tutti nella stessa gabbia.
Lo stesso stato d’animo lo sperimento quando cammino per i monti: una recinzione mi fa venire voglia di andare dall’altra parte anche se quella non è la mia direzione; una cresta fra due regioni mi vede procedere a zig zag, un po’ di qua un po’ di là, un po’ nel Lazio un po’ in Abruzzo.
Ci sono poi territori (anche sul nostro Appennino) che sono per loro natura stessa dei luoghi di frontiera, come le Mainarde, la Laga, e anche gli Ernici, dove ci siamo avviati quest’oggi con l’amica Sara.
Monti di confine fra Lazio e Abruzzo, più aspri e selvaggi dei vicini Simbruini e barriera di selve e di rocce prima di accedere ai più remoti ambienti del PNALM.
Le antiche mura della Certosa di Trisulti, alte a dominare una valle di foreste secolari, salutano i nostri passi col silenzioso gorgoglìo di una fontana.
Immersi fra querce, carpini e roverelle, s’intrecciano le prime chiacchiere montanare, con begli affacci sull’abbazia benedettina.
Su per il bosco silenzioso e solitario fra gli spiazzi di vecchie carbonaie e siamo ai 1.665 metri della Sella Faito, dove una breve deviazione ci porta all’enigmatico circolo dell’Aia della Rotonaria, antico luogo di ritrovo di pastori; e di lì a poco all’omonima vetta e alla vicina croce, con le impressionanti pareti che precipitano verso Collepardo e lo sguardo che vola nel blu dalla Valle del Liri, ai Lepini, al Circeo.
Torniamo sui nostri passi e abbandoniamo la faggeta di quota per le praterie montane. Il latrare di una battuta di caccia al cinghiale e approdiamo ai 1.952 metri de la Monna, mentre la campana della certosa riempie il silenzio con i suoi rintocchi.
Sensazioni di alta montagna, con vista sui vicini Viglio e Crepacuore, e sui più lontani Velino, Gran Sasso e Majella. Una cresta brulla, spoglia, panoramica immersa nel cielo; scavalchiamo la gemella vetta pariquota di Monte Fanfilli, prima di scendere verso i remoti pascoli dello Iubero dell’Ortara, dove corre il confine fra Lazio e Abruzzo e un cippo caduto dà conto dell’antico confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie.
La vicina cima del Monte Ortara ci regala un pranzo panoramico con vista sui boschi di Zompo lo Schioppo e sulla catena degli Ernici meridionali: Ginepro, Passeggio, Deta e Fragara.
Abbandoniamo ora il tracciato per un lungo fuori sentiero attraverso il Fosso del Rassico. Radi segni blu o rossi sugli alberi ci scortano su una flebile traccia. Sperdute carbonaie, una misteriosa cappelletta e una fonte prosciugata raccontano di un antico percorso, ma ogni volta che perdiamo i segni, sono dolori.
Dopo due ore finalmente intercettiamo un vero sentiero, siamo abbastanza babbei da perderlo subito, ma anche abbastanza saggi di andare a riprenderlo. Fra boschi autunnali le antiche mura ci accolgono di nuovo e presto le chiacchiere si smorzano davanti a un boccale di bionda.