Monti Invisibili

Riofreddo - Tagliacozzo
Quota 1.737 m
Data 26 giugno 2024
Percorso parzialmente segnato
Dislivello in salita 1.594 m
Dislivello in discesa 1.606 m
Distanza 35,87 km
Tempo totale 13:46 h
Tempo di marcia 12:27 h
Descrizione Dall’agriturismo La luna nel pozzo di Riofreddo (740 m) per Riofreddo (660 m, +22 min.), l’attraversamento dell’autostrada A24, della ferrovia e della S.S. 5 Tiburtina Valeria (circa 580 m), Oricola (780 m, +1,44 h), la Piana del Cavaliere, Pereto (800 m, +1,45 h), il Fontanile Fonticelli (830 m), il Fosso Camposecco, il Fontanile Oppieto (1.270 m, +2,18 h), il Fontanile di Fontecellese (1.510 h, +32 min.), Monte Fontecellese (1.623 m, +22 min.), Cimata di Mazzacane (1.657 m), Monte Midia (1.737 m, +2,05 min.), il Passo delle Fossette (1.428 m, +1 h), Tagliacozzo alta (890 m, +1,45 h) e Tagliacozzo bassa (740 m, +34 min.). Traversata notevolmente impegnativa in parte su sentieri infrascati o spariti. Rimediate alcune zecche strusciando fra rovi e ginestre. Avvistati un tasso e un branco di cinghiali presso Tagliacozzo.
 

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Traccia GPS

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062 Tagliacozzo

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060 Tagliacozzo

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000 Quarta tappa dislivello

Tagliacozzo, 26 giugno 2024. Marcia assai impegnativa oggi che ci ha portato a varcare il confine con l’Abruzzo.
Partenza che non sono ancora 6 da una Riofreddo già in fermento con i pendolari che partono per Roma. Bar infatti già aperto e colazione con due chiacchiere con l’espansiva gestrice.
E poi ci tuffiamo in un bosco rigoglioso e intriso d’acque per scavalcare nell’ordine autostrada, ferrovia e Tiburtina.
Risaliamo un bel pianoro dai sentori scozzesi e siamo a Oricola, da dove ammiriamo tutta la Piana del Cavaliere, già descritta da Edward Lear nel 1846 nel suo Viaggio attraverso l’Abruzzo pittoresco: “Lasciata la città di Arsoli, città frontiera dello Stato Pontificio, siamo giunti nella pianura del Cavaliere della quale, benché sia poco estesa, poche pianure possono dirsi più belle; essa è circondata dai paesi appollaiati sulle colline circostanti, e dunque si volga lo sguardo si coglie sempre qualcosa d’interessante: Valinfreddo, Poggio Cinolfo, Pereto, Collalto, Camerata, Orticola, Rocca di Botte. Qui siamo entrati nella provincia napoletana dell’Abruzzo Secondo Ulteriore”.
Una lunga e noiosa asfaltata sfiora il grande stabilimento della Coca Cola e c’innalza infine a Pereto, dove pizza e birra rinfrancano di questa prima parte del cammino.
Riprendiamo di buona lena su sentieri chiusi e infrascati che ci costringono a ravanare, fra rovi e altri spini, su tracce cinghialesche che ci rimedieranno infine tre zecche.
Due rinfrancanti fontanili e agguantiamo finalmente la cresta, dove iniziamo un defatigante percorso in saliscendi attraverso boschi e crinali dalla segnaletica latitante, ma con la nostra meta in bella vista al nostro fianco. Sempre Lear: “Dalla cima di una montagna si gode il panorama della bellissima Marsica. Alla destra i picchi nevosi del Velino, alto più di settemila piedi, erano coperti da minacciose nuvole, e un’aspra catena di montagne nebbiose chiudeva quella parte della veduta. Lontano in basso, sotto uno splendido sole, c’erano la lunga distesa azzurra del lago del Fucino e la sua bella pianura, punteggiata e abbellita da boschi e da paesi; oltre il lago s’ergeva la strana forma della montagna di Celano, con catene di graziose e azzurre colline, mentre rocce, come oscure fortezze, e il formidabile passo di Tagliacozzo erano ai nostri piedi”.
i 1.737 metri del Monte Midia ci aprono una vista fantastica su un mondo di valli, vette e foreste, e segnano quindi l’inizio della nostra faticosa discesa verso Tagliacozzo.
Prima su ampia traccia segnata, poi su sentieri difficili e infrascati che chiedono molto alla nostra stanchezza. Con difficoltà ne usciamo fuori e approdiamo esausti a una Tagliacozzo che precipita verso la Tiburtina in un infinito di scalette. Edward Lear passò anche per questo borgo: “Non ho mai visto nulla di più maestoso dell’ingresso a Tagliacozzo: è un burrone a precipizio, che in apparenza sembrerebbe fatto ad arte; infatti alcuni lo consideravano in parte costruito dai romani per il transito della via Valeria. Un monastero con un Calvario, o catena di cappelle, sta all’ingresso di questa straordinaria gola, che ha come pareti da un lato rupi immense e nella cima un castello in rovina, dall’altro precipizi a strapiombo; tra di esse è la cittadina che si distende degradando fino al piano sottostante; il tutto poi si completa con le tre cime del torreggiante Velino che chiude nello sfondo il vallone.
Valentina, la nostra affascinante padrona di casa, ci viene a prendere per il B&B La Collina. E poi una gustosa cena nel borgo con pallotte cacio e ova e tonnarelli al ragù. prima del ritorno, toscano fra i denti, in una notte densa di lucciole.
 

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